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Agnelli, il giallo di quella pagina strappata nel testamento

John Elkann

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Nelle disputa sull'eredità dell'avvocato Agnelli, Margherita, madre di John, Lapo e Ginevra Elkann, sostiene - contro i suoi figli - che siano stati sottratti quadri d’autore di grande valore. E poi, riporta il Corriere della Sera, "c’è il giallo di una pagina rimossa dall’inventario dei beni contenuti in tre case che furono di Gianni Agnelli (morto nel 2003) e che dopo la scomparsa della moglie Marella Caracciolo (2019), usufruttuaria, sono passate alla figlia Margherita".

Si parla di "opere d’arte da centinaia di milioni, di artisti come, tra l’altro, Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Jean-Léon Gérôme, Claude Monet, Francis Bacon, cioè un patrimonio culturale anche di interesse pubblico". E per questo la trasmissione Report di Sigfrido Ranucci domenica prossima 15 ottobre manderà in onda una inchiesta "tra Italia e Svizzera per capire, appunto, dove sono finite le opere e se sono uscite dall’Italia (questione, per altro, oggetto di indagine della Procura di Milano)".

 

 

Nell’aprile 1999, l’Avvocato scrive il terzo testamento "stabilendo che alla sua morte gli immobili di Torino (Villa Frescot), Villar Perosa e Roma (un grande attico a due passi dal Quirinale) sarebbero andati 'per l’usufrutto vitalizio a mia moglie Marella e per la nuda proprietà ai miei due figli Margherita ed Edoardo', poi morto suicida nel 2000 a 46 anni. "Margherita nel 2004 firma a Ginevra l’accordo transattivo sull’eredità del padre e un patto successorio con la madre rinunciando alla sua futura eredità. Tutto compreso porta a casa, in Svizzera, circa 1,4 miliardi. E quando muore anche la madre entra in possesso dei tre immobili, nel frattempo concessi in comodato d’uso o locazione a John Elkann. Dagli immobili, però, 'risultavano ammanchi di beni di ingentissimo valore di proprietà del padre', denuncia al tribunale di Torino Dario Trevisan, legale di Margherita", si legge nell'articolo.

Nelle "Opere non rinvenute" ci sono quadri di Balla, De Chirico e Gérôme a Roma; Monet e due Bacon a Villar Perosa e Villa Frescot. I fratelli Elkann replicano quadro per quadro: "L’inventario dei 'beni contenuti nell’immobile di Roma', firmato da Marella e da Margherita, e confluito dell’allegato 2A dell’Accordo Transattivo, non contiene volutamente la pagina 75, espunta, nella quale erano stati indicati tali quadri". Ed è stata "espunta" perché, secondo i tre figli di Margherita, "i dipinti di Balla, de Chirico e Gérôme erano di proprietà di Marella". Dunque "passati ai tre nipoti. Sul Gérôme in particolare ci sarebbe un’inattaccabile fattura d’acquisto di Marella del 13 novembre ‘91. Sul Monet la prova che non appartenesse a Gianni è che 'non risultava in alcuna lista specificamente dedicata a tutte le opere d’arte appartenutegli'. E i due Bacon? 'Venduti da Gianni negli anni ‘90'. È alquanto intrigante la circostanza dell’eliminazione di pagina 75 dell’inventario, dove erano elencati alcuni dei quadri più preziosi".

 

 

"Secondo fonti vicine agli Elkann la pagina è stata tolta proprio al momento della firma dell’accordo", scrive il Corriere. "Possibile che sia stata tolta una pagina come si fa con i quaderni di scuola? E perché una volta eliminata pagina 75, il documento non è stato ristampato con la sequenza corretta di pagine?". E dove sono finiti quei quadri?

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