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Gaza, esultava per la strage nel kibbutz? Ora piange: ecco che fine ha fatto

Matteo Legnani
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Come li chiamano, i napoletani, quelli così? Chiagn’e fo**e, piange e fo**e. Quelli come Saleh Aliafarawi, barbutello palestinese sui trent'anni, almeno a giudicare dalle sue foto e video del suo profilo su X, l'ex Twitter. E come lui centinaia di migliaia di palestinesi, che in due settimane sono passati dall’esaltazione per l’attacco a Israele dello scorso 7 ottobre alle lacrime (quelle vere, non di gioia) degli ultimi giorni, quelli del contrattacco (per via aerea e non ancora via terra) dell'esercito israeliano. Saleh è il ritratto perfetto di quanto i palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza siano guerrafondai e ignoranti, di quanto possano essere arroganti nel loro odio contro Israele e, poco dopo, terrorizzati quando il male perpetrato nei confronti del nemico gli si ritorce contro.

In una bella mattina di inizio autunno, con il sole e il cielo azzurro, Saleh aveva postato, sorridente, il video delle tracce dei missili che, partiti dalla Striscia, solcavano il cielo diretti verso un obiettivo in territorio israeliano. Dove quei missili e gli attacchi dei terroristi hanno fatto più di 1.200 morti trai civili in 48 ore. «Allah u akbar», «allah u akbar» lo si sente canticchiare con un sorriso ebete sulle labbra e lo sguardo sognante rivolto verso quelle tracce di morte. Avanti veloce, come si dice, tra i post su X di Saleh, ed ecco che lo ritroviamo appena qualche giorno più tardi disperato, distrutto, mentre piagnucola con voce stridula di paura in quello che, dai rumori in sottofondo, sembra l'interno di un ospedale.

 

 

Sono i giorni del contrattacco israeliano: il sorriso ebete non c’è più, lo sguardo sognante nemmeno e anche alla, chissà, non è più tanto akbar. I commenti postati sotto l’accoppiata di video, realizzata dall’aggregatore di notizie Visegrad24, sono un capolavoro di amarezza e ironia: «La guerra riassunta in due video». «La cosa buffa della guerra? L'altra parte risponde al fuoco». «Mai festeggiare troppo presto». E via twittando. Ma il migliore, forse, è questo rivolto allo stesso Saleh e alle migliaia di palestinesi che il 7 ottobre hanno festeggiato nelle strage l’uccisione di civili israeliani: «Benvenuto al Karma Caffè. Non c'è menù, ma ti sarà servito quel che ti sei meritato».

 

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