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Roberto Saviano, l'ultima sparata: dialogo Pd-FdI? Dietro c'è Ghali

Francesco Storace
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Incredibile Saviano. Evidentemente eccitato dalle immagini degli scontri di Napoli, lo scrittore ha romanzato persino sulla mozione unitaria in Parlamento relativa alla richiesta di cessate il fuoco in Medio Oriente. Attribuendo meriti davvero eccessivi persino alle poche parole pronunciate dai vari artisti a Sanremo, come se si fosse trattato più di una kermesse politica che canora. Magari bastasse così poco per riconquistare la pace... Ma Saviano va oltre. E lo scrive sui social, che sembravano ammuffire: «Non sono solo canzonette. Gli artisti non devono cantare ballare recitare e poi tacere. Il dialogo tra Meloni e Schlein sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre, sembra incredibile, ma lo dobbiamo in larga parte al dibattito generato dalle dichiarazioni di Ghali e Dargen D’Amico».

Una frase da rileggere più volte, tanto è incredibile. È come se dicessimo grazie al Televoto imbastito da Amadeus e soci. Poco abituato a riflettere, lo scrittore napoletano non deve essersi accorto del forte cambiamento della posizione americana. A cui, come accade da sempre, la politica italiana si è adeguata senza starci troppo a pensare. Ora attendiamo che scriva – ohibò – ma quando scatta ‘sto cessate il fuoco per il quale abbiamo cantato tanto tanto tanto. Ma mica si ferma l’irrefrenabile Saviano. Eppure, avrebbe qualche motivo per farlo. «Lo dobbiamo a loro», aggiunge che, portando l’urgenza della pace al Festival di Sanremo, e quindi in un contesto nazionalpopolare, hanno obbligato tutti a farci in conti». No, vi prego, «l’urgenza della pace al festival di Sanremo». I caschi blu partono da lì?

Quindi, i conti dobbiamo farli «tutti, nessuno escluso», prosegue nel suo delirio. «Tutti, compresa la politica che, dopo l’orrendo e scomposto comunicato dell’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio, ha dovuto farsi carico, finalmente in maniera seria, di ciò che sta avvenendo a Gaza». Pardon, Maestro, lei che ogni giorno piagnucola perché ha la scorta «per colpa della camorra», sa che lo stesso destino in queste ore capita proprio al numero uno di viale Mazzini? Con la differenza che a Roberto Sergio le minacce arrivano scortate dalla sinistra schierata come servizio d’ordine attorno all’improbabile condottiero Ghali.

 

 

«Schlein e Meloni unite per il cessate il fuoco: questo lo dobbiamo ai giovani che si ribellano all’orrore della guerra e pretendono la difesa degli innocenti», ed è qui che Saviano supera ogni limite: a quali giovani si riferisce? A quelli che si sono alternati sotto la sede Rai di Napoli come davanti a quella di Torino per prendere a mazzate i poliziotti schierati a difesa dell’azienda? Persino una insospettabile di sinistra lo ammette, come Tiziana Ferrario: «Diciamo che siamo stati gli ultimi a dirlo, dopo il via libera di Biden e a ruota Suniak con Cameron e poi la Eu e poi gli altri europei e infine il governo italiano...». Allo scrittore sfugge un particolare. Ormai», gli rispondono su X – «di pace parlano solo le anime belle occidentali. I palestinesi vogliono il genocidio ebraico, null’altro. Ce lo hanno in Costituzione, la Carta Nazionale Palestinese del '64, lo ripete #Hamas, lo cantano i loro sostenitori nelle piazze. Per fortuna Israele farà ciò che deve fare». Gli animi non sembra che si plachino e a Saviano – e a quelli come lui – piace aizzare chi legge. Se fosse vero quel che scrive lui, basterebbe smettere di convocare l’Onu e magari celebrare più spesso Sanremo con Ghali e compagnia. Ma è difficile che possa funzionare una roba del genere. A proposito: Saviano si è scordato di citare Hamas. Sarà stata colpa della Rai...

 

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