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Adriano Panatta: "Politicamente corretto... mi sono rotto. Attenti a che?", uno sfogo strepitoso

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A 73 anni, Adriano Panatta ha messo la testa a posto. Tutto merito di Anna Bonamigo, sua moglie, conosciuta nel 2013 e sposata sette anni più tardi per una semplice ragione: "Mi sono innamorato di una donna stupenda. Sto così bene con Anna che sono diventato anche una persona seria", ha detto a Silvia Fumarola che lo ha intervistato per Repubblica.  Il campione che ha vinto tutto nella sua nuova vita fa l'opinionista televisivo riscuotendo notevole successo per via della sua ironia e garbo davanti alle telecamere anche quando commenta la chioma di Rimedio o il vestito della conduttrice.

Cosa che gli viene naturale. "Sono sempre me stesso, è più forte di me. A volte mi mordo la lingua perché vorrei dire un doppio senso, e vedo un tale terrore in giro. Non mi tocca, sono in grado di capire se una cosa si può dire o no”, dice a Repubblica sostenendo che il politicamente corretto "ha rotto le scatole, per non dire altro, perché bisogna stare attenti a dire qualsiasi cosa. L’educazione è la prima cosa. Bisogna stare attenti, ma attenti a che?”. "Se uno dice a una ragazza che è una bella ragazza commette un reato? Ma per favore”, aggiunge Panatta.

L'intervista è stata anche l'occasione per parlare del suo rapporto con i soldi e l'ipocondria. "Mai stato oculato, mi sono goduto la vita e se potevo stare bene mi dava gioia far stare bene anche gli altri", risponde il campione di tennis ricordando Mario Belardinelli che, "quando avevo 21 anni mi disse: ‘Ricordati una cosa: non sarai mai ricco ma non sarai mai povero’". Quanto all'età, a luglio compirà 74 anni, Panatta ammette di sentirsi ancora bene, ma confessa qualche doloretto. "Sono un po’ ipocondriaco, ogni due per tre, dico a qualcuno: ‘Penso di morire entro un’ora e mezza’. Poi i minuti passano e annuncio: ‘Forse non muoio più’". Anche per questo rivela di non poter giocare ancora a tennis: "Mi incavolo troppo, sono convinto che oggi giocherei molto meglio di prima, perché ho recepito tante cose, però il fisico non mi sostiene. Quindi non gioco mai, quelle poche volte mi arrabbio, divento di cattivo umore, perché se spingo mi faccio male. E giocare piano, no grazie”.

 

 

 

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