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Maria Teresa Ruta, fuori tutto: "Sposata 12 volte. E quella notte nella casa di sterco..."

Alessandra Menzani
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Maria Teresa Ruta è un’istituzione della televisione italiana dove ha fatto di tutto, dallo Zecchino d’oro a Giochi Senza frontiere. Sessantaquattro anni, biondissima e con il sorriso immutabile, l’ex moglie di Amedeo Goria, mamma di Guenda e Gianamedeo, sarà presto nonna. Intanto, per non perdere tempo, colleziona matrimoni. Ma tutti con lo stesso uomo: l’amato Roby.

Ha appena annunciato il dodicesimo matrimonio. Vuole raggiungere Liz Taylor?
«Più o meno. Questo matrimonio è stato rimandato tante volte anche perché non riuscivamo a trovare un testimone: sa, saranno nozze subacquee al Cristo di San Fruttuoso».

Addirittura.
«Roberto non si era mai sposato. Non aveva mai detto “ti amo” prima di me. Ha avuto un figlio da una donna con cui non si è sposato, Manuel, che ora ha 21 anni. Ci siamo conosciuti 18 anni fa quando pensavo che un matrimonio mi bastasse e avanzasse. Fu un grande dolore la separazione da Amedeo Goria. Mi sembrava ridicolo un secondo sì».

E poi?
«Roberto voleva. Amiamo viaggiare entrambi e ci è venuta l’idea dei matrimoni etnici in giro per il mondo».

Quale è stato il primo?
«Aspetti, me li sono segnati, così li dico giusti».

Mi raccomando.
«Ecco: Sri Lanka, 2006».

E poi?
«Etiopia, Messico, Caraibi, Tanzania, Colombia, Pechino, Guinea, Equador, Tunisia, Cuba. Alcuni preparati, altri no. Quelli a Cuba e in Guinea equatoriale li abbiamo preparati un mese prima. In Sri Lanka siamo andati per la festa della luna di maggio, con la festa con le lanterne. In Messico il matrimonio con il rito maia è durato tre giorni perché prima c’era la purificazione».

Uno normale, no?
«Quello subacqueo il 23 ottobre».

Ah.
«Questi matrimoni all’estero sono stati scritti ma non trascritti. Quello italiano sarà trascritto quindi saremo ufficialmente marito e moglie. E poi ne faremo anche uno a Milano».

Dunque tredici?
«Sì, con rito ortodosso».

 

 

Il più toccante?
«Dopo che feci Pechino Express con Patrizia Rossetti, che vincemmo, volevo tornare a tutti i costi in Tanzania. Una grande emozione: facemmo un matrimonio masai, abbiamo dormito nella casa fatta di sterco: anticamente vivevano così, oggi si sono evoluti ma resta una tradizione, un rituale. Nella Guinea equatoriale vennero anche le autorità locali, sa che il 67 per cento del governo è fatto da donne? Non fanno inciuci, non c’è corruzione. La vicepresidente è una persona fantastica. Ci diete il suo aereo presidenziale e andammo in un’isola, Corisco, in cui ci sono solo due famiglie».

Quale è stato il più bello di tutti?
"Il prossimo".

Ci pensa mai che se non andate più d’accordo dovete divorziare 13 volte?
(Ride, ndr) «Guardi, alla nostra età è difficile trovare qualcuno con cui c’è tanta complicità. Il segreto è avere gli stessi difetti. Alla nostra età i nostri difetti non fanno più costruzione ma ostruzione. Da giovani abbiamo lo spirito da crocerossina e ci diciamo: lo cambio. Poi i difetti si radicano. Abbiamo tante cose in comune: i viaggi, il mare, la cucina, gli anni Ottanta».

Tra poco diventa anche nonna. Vero?
«Ad agosto Guenda avrà un maschietto. E anche Gianamedeo aspetta: una femminuccia. Sarò nonna bis contemporaneamente, è incredibile: la mia vita è segnata dalle coincidenze, a cominciare da Miss Muretto dove fui chiamata all’ultimo momento perché una concorrente si era infortunata».

Che mamma è stata e che nonna sarà?
«Sono stata una mamma molto attenta senza darlo a vedere: una mamma radar che sembrava senza testa. Ha mangiato la sabbia? Fa niente. Ho fatto finta di dimenticare i miei figli all’autogrill».

Era tutto calcolato?!
«Si. Era tutta una tecnica. La mitica ostetrica Baldini della Mangiagalli mi disse queste parole: “Un bambino sta meglio con la mamma nel disagio che con la tata nella bambagia”. Non ho sacrificato la mia vita. Gianamedeo aveva 5 giorni quando sono andata a intervistare Careca del Napoli che avrebbe giocato ad Ascoli».

 

 

Pensa di aver fatto errori?
«La mia imprevedibilità, che è un difetto, non ha mai dato stabilità. Però i bambini si abituano a tutto. Come nonna dunque sarò quella che i miei genitori sono stati per i miei figli: qualcuno su cui contare. Non voglio togliere fatica ai miei figli».

Il suo ex marito Amedeo Goria come sta?
«Piange sempre appena vede il pancione. Sarà un nonno oppressivo. Un nonno migliore rispetto al padre che è stato. Siamo i nonni della cultura e del sapere e poi del gioco».

In che rapporti siete?
«Ottimi. Tranne i primi due o tre anni dalla separazione: fu un immenso dispiacere. Siamo come “fratelli”. Lui mi ha sempre dato carta bianca nell’educazione dei figli: non per noncuranza ma per immensa fiducia di me come madre».

Qualche tempo fa Goria ha rilasciato un’ intervista in cui raccontava di aver partecipato a orge e raccontava i segreti del suo parole testuali – “cosino maschile”. Come la prese?
«Non l’ho nemmeno letta per non restarci male. Però posso dire che Amedeo tende a gonfiare le cose, come tanti giornalisti sportivi. E anche un po’ a sognarle. Lui è un Casanova, un dandy piemontese. Sapevo dei suoi vizi e difetti che andavano contro il mio criterio di fedeltà e unicità. La curiosità l’ha spinto oltre, ma la sfera sessuale è privata e quello che conta è non fare male agli altri. Mi spiace per certe esternazioni perché è un ex marito ma non è un ex padre. Questo mi fa incavolare».

Si è mai pentita di qualcosa?
«Umanamente forse di non aver fatto più figli: mi hanno arricchito più della carriera. Sul lavoro, forse, sono stata troppo umile e poco furba».

Delusioni?
«Rimasi molto male quando mi tolsero lo Zecchino d’oro dopo otto anni. Mi sentivo parte della famiglia. Lo diedero invece a un conduttore, che poi era Giancarlo Magalli, che per contratto doveva smaltire delle giornate di lavoro. Però, poi, mi chiamò Maurizio Costanzo diventato direttore di Canale 5: “Ci sei rimasta male per lo Zecchino d’oro?”. “Sì”. “Vieni qui”. E andai nel 1997 a condurre Vivere bene, che era una sorta di “Mattino 5” ante litteram».

Colpi di fortuna?
«Presentarmi al provino di Caccia al 13, nel 1984, che superai. C’era Cristina Parodi che non sapeva niente di calcio, solo un po’ di tennis. E poi conoscere nel 1990 Elena Balestri, dirigente Rai donna, con cui feci Unomattina per dieci anni, la prima serata, Giochi senza frontiere. Mi diede molte opportunità. I dirigenti uomini della Rai tra me e le altre di solito sceglievano le altre».

Aveva rivali o pseudo rivali?
«No. Sono talmente strana e fuori di testa... Tito Stagno, uno dei miei grandi maestri di tv, mi aveva consigliato di fare causa alla Rai perché avevo fatto per anni la giornalista»

Ha fatto parecchi reality.
«Nel 2003 la prima Isola dei famosi: predissi che avrebbe trionfato Walter Nudo. Sono arrivata prima a Pechino Express. Al Gf Vip ho resistito per mesi e dissi da subito: vincerà Tommaso Zorzi».

Il suo sogno?
«Affiancare Costantino Della Gherardesca a Pechino Express. Oppure condurre con mia figlia Guenda un programma di approfondimento giornalistico sulle sparizioni e sulle donne maltrattate»

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