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Patrick Zaki, si avvicina il voto? Rieccolo in versione sardina

Maurizio Zottarelli
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Il “sardinismo” è un sintomo persistente della malattia senile della nostra politica. Si avvicinano le elezioni ed ecco, puntuale, affacciarsi il volto nuovo utile a rivitalizzare il movimentismo sempre più artritico della sinistra. Così, spentasi in una nuvola di hashish la parabola delle sardine e del loro coreografico leader Mattia Santori, dai talent scout dell’ateneo bolognese ci viene riproposto il volto sorridente di Patrick Zaki, lo studente egiziano, frequentatore di un master a Bologna, arrestato al Cairo nel febbraio 2020, condannato e graziato nel luglio 2023 anche per l’impegno del governo Meloni. Anche in quell’occasione, appena sbarcato in Italia si era guardato bene dal ringraziare chi si era battuto per lui. Ed ecco che, a una ventina di giorni dal voto torna a offrire la sua voce a quel mondo culturale che, in fondo, lo voleva in cella.

«Non accetteremo che con le nostre tasse e i nostri soldi e le nostre attività si finanzi Israele e l’uccisione dei palestinesi», ha dichiarato Zaki incontrando il movimento dei Giovani palestinesi dell’Ateneo felsineo, accampati con le tende nella zona universitaria. Naturalmente secondo il giovane egiziano l’Alma mater di Bologna e tutte le altre università italiane dovrebbero interrompere ogni collaborazione con Israele. Manco a dirlo, poi ce n’è anche per il governo il quale, secondo Zaki è complice del “genocidio”: «Sta continuando ad armare Israele, non possiamo accettare che i nostri soldi siano usati per uccidere i palestinesi. Anche il silenzio è complicità con questo crimine».

 


Nemmeno una parola sul ruolo di Hamas, sul 7 ottobre e sui massacri perpetrati dai terroristi. Secondo Zaki è «il governo israeliano la principale causa delle violenze e di quanto sta accadendo in Palestina» e il premier israeliano Netanyahu «è un criminale di guerra e dovrebbe affrontare la prigione per quanto sta facendo». Curioso che un militante, arrestato in patria per le sue battaglie sui diritti umani, si dimentichi dei crimini contro l’umanità con cui i terroristi hanno dato il via a questa furibonda mattanza. Ed è curioso che dimentichi come l’unico Paese mediorientale che tutela i diritti a lui tanto cari sia quello dei “criminali israeliani” mentre se fosse per i fondamentalisti islamici che Zaki difende gli attivisti come lui finirebbero in fondo a una cella simile a quella che lui ha conosciuto. Male elezioni sono vicine e queste cose in Europa non contano.

 

 

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