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Roberto Saviano va a fare il profeta a Parigi

Roberto Saviano

Carlo Nicolato
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Presentato ai francesi come l’autore di Gomorra, spauracchio della destra italiana e «processato dalla Meloni» per averle dato della «bastarda», Roberto Saviano è stato intervistato da Libération, il noto quotidiano parigino di sinistra, al quale ha offerto una interpretazione dell’avanzata della «estrema destra» in Europa. È partito bene Saviano, sostenendo che «in Francia come in Italia la sinistra ha smesso di dare risposte», si è dimenticata «di rispondere ai bisogni essenziali dei lavoratori e degli impiegati», quali «l’accesso all'alloggio, sicurezza, integrazione sociale, possibilità di crescere bene i figli, un sistema sanitario efficiente e questa possibilità, lavorando sodo, di prosperare, di progredire nella gerarchia sociale, del benessere», presentandosi agli elettori «come una forza capace di difendere i diritti civili, ma non quelli sociali».

Ha detto che alla sinistra manca un progetto politico, che chi vota a sinistra sperando nel blocco repubblicano lo fa in realtà «contro un progetto politico, quello dell'estrema destra». Che in Italia come in Francia la sinistra «non ha saputo nemmeno adottare posizioni chiare sull'immigrazione, l'integrazione, la lotta all'evasione fiscale, la redistribuzione della ricchezza, cercando però sempre di arbitrare tra soddisfazione aziendale, finanza e miglioramento della condizione del lavoratore». Arriva al punto di dire che «anche il sogno riformista del socialismo è stato tradito».

 

 

 

DELIRIO FISCALE

Saviano rinsavito? Alla domanda a proposito della «democrazia delegittimata» in Europa, tergiversa e non dà la colpa all’estrema destra, come forse l’intervistatore si aspettava, ma parla di confusione «tra profitto aziendale con il profitto sociale», di leggi «esclusivamente a favore delle imprese per consentire alle grandi aziende di sfuggire alle tasse rivolgendosi ai paradisi fiscali», cita Jean Jaurès dicendo che «è l’azienda a doversi adattare alla politica e non il contrario». Insomma se la democrazia è fragile e in crisi è davvero colpa di Meloni e Le Pen, o no?

È quando passa dalla disamina dei guai della sinistra a quella delle motivazioni intrinseche per cui l’estrema destra avanza che inizia la vera confusione, che le contraddizioni cominciano ad accavallarsi una sopra l’altra in un ammasso di luoghi comuni dai quali non riesce più a trovare una via d’uscita. Cercando di paragonare le due leader a capo rispettivamente di Fratelli d’Italia e Rassemblement National abbozza a una sorta di competizione per essere «la donna forte in Europa», ma poi si occupa dei tratti politici in comune, di «convergenze e somiglianze» e qui parte il disco rotto: «in Francia, la discriminazione nei confronti della doppia cittadinanza; in Italia il razzismo di questo governo nei confronti degli stranieri che rischiano la vita per raggiungere le nostre coste». L’intervistatore gli chiede perché la questione dell’immigrazione ha assunto così tanta importanza nella loro propaganda e lui risponde, contraddicendo in sostanza tutto quello che ha detto dei guai della sinistra, che è «perché fa appello alla massa degli scontenti che non solo hanno il sentimento ma anche la certezza che resteranno sempre ai margini della società». Non è che la destra non vuole far arrivare altri immigrati perché vuole evitare contrasti sociali e culturali, evitare di accrescere i problemi che già ci sono e creare sempre più nuovi emarginati; niente di tutto questo, per Saviano lo fa per propaganda, promettendo ai poveri italiani «che almeno non dovranno affrontare la loro concorrenza».

 

 

 

STRAGI DMENTICATE

Dice che «da quando la Meloni è diventata presidente del Consiglio si sono verificati due drammatici naufragi», come se prima di lei non ce ne fossero mai stati. In dieci anni dal 2013 si sono succeduti 5 governi di sinistra e sono morti o andati dispersi oltre 28 mila immigrati, ma contano solo quelli da quando Meloni è presidente del Consiglio. «Decine di persone hanno perso la vita, semplicemente perché l’Italia ha smesso di aiutarle», dice Saviano, dimenticando peraltro tutto il lavoro fatto da questo governo perché i migranti nemmeno partano dall’Africa, vera unica soluzione per evitare i naufragi.

Ma l’apice dell’assurdo arriva quando Libération gli chiede conto della posizione degli «estremisti italiani e francesi sulla questione dell’antisemitismo». Una questione imbarazzante per chi crede che l’antisemitismo sia ancora una prerogativa dell’estrema destra e non degli islamisti e della sinistra che li difende. Saviano è uno di quelli e puntualmente arriva l’affermazione che la pacificazione di Meloni e Le Pen con l’estrema destra israeliana «non ha nulla a che fare con il loro rapporto con l’ebraismo». «Devono continuare a essere antisemiti nella pratica del loro attivismo», dice l’intellettuale napoletano, «perché l’antisemitismo è alla base di ogni cospirazione». «L’estrema destra», sentenzia, «senza una cospirazione perde il carburante per la sua attività politica». Antisemiti a prescindere e a loro insaputa, perché così fa comodo a Saviano.

 

 

 

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