Le signore promuovono il bel Prevost

Il nuovo Pontefice da Chicago ha già fatto breccia nel cuore delle fedeli: è rassicurante, gentile e luminoso
di Alessandra Menzanisabato 10 maggio 2025
Le signore promuovono il bel Prevost
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In quel primo nano-secondo in cui il nuovo Papa ha mostrato il volto fino allora sconosciuto, un senso di gradimento ha fatto presa nel pubblico, 21 milioni di telespettatori in Italia, non immaginiamo nel mondo. La curiosità era tanta, l’attesa non inferiore. Si possono fare tanti ragionamenti logici, apprezzare che parli fluentemente sette lingue, che sia laureato in matematica, che abbia fatto il missionario nelle zone più povere, ma la prima cosa che arriva (sempre e comunque) è l’aspetto estetico, il biglietto da visita più immediato per conquistare i cuori o suscitare indifferenza o altri sentimenti. Si dice che la prima impressione non è sempre corretta, ma è falso. Robert Francis Prevost, il nuovo pontefice, piace perché il suo sorriso è dolce, perché gli occhi commossi incantano, perché trovarci di fronte a una persona d’aspetto piacevole ci predispone meglio d’animo, è inconscio, umano. Il nuovo Papa piace anche perché è – platonicamente, s’intende - bello.

Rassicurante, gentile, luminoso: la bellezza non è solo esteriorità se la intediamo nel senso più alto. Va a toccare qualcosa di più profondo. È luce, equilibrio, rassicurazione. I greci dicevano kalos kai agathos, «bello e buono». Quando Papa Francesco si era mostrato al mondo per la prima volta, nel 2013, come nuovo pontefice, aveva 76 anni; Leone XIV ne ha 69, parecchi in meno. Le signore credenti di una certa età sono state conquistate, appena l’hanno visto sul balcone di San Pietro hanno pensato alla sua somiglianza fisica con Karol Wojtyla, un Santo Padre che nonostante i Ratzinger e i Bergoglio è rimasto nei cuori come pochi al mondo, proclamato santo proprio da papa Francesco. Non a caso Wojtyla in giovinezza era stato anche un attore, aveva avuto una breve esperienza a teatro, fatto che lo aiutò certamente nelle innegabili doti comunicative che ha dimostrato durante il suo pontificato. «È anche un bell’uomo», dicono le zie, le nonne, le mamme d’Italia, che apprezzano anche la scelta non solo estetica di Prevost di indossare gli abiti completi del Pontefice.

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L’aspetto fisico dei religiosi non è materia da chiacchiere da bar, ma è chiaro che le persone guardano, giudicano, gradiscono o meno. Pensiamo agli anni gloriosi di Padre Georg, che era soprannominato il “George Clooney del Vaticano”. Addirittura il magazine Vanity Fair gli dedicò una copertina in cui gli evidenti ritocchi fotografici ne esaltarono gli occhi azzurri e i capelli folti e brizzolati. Padre Georg Gänswein, arcivescovo tedesco, era stato scelto nel 2003 da Joseph Ratzinger come suo segretario personale. Rilasciò un’intervista a un settimanale popolare come Chi e al suo direttore di allora, Alfonso Signorini, cosa che fece storcere alcuni nasi, forse perché non avevamo ancora assistito a un Papa da Fabio Fazio o a Sanremo. Nell’arena politica la bellezza dell’aspirante leader, i modi, l’eleganza, sono armi fondamentali per vincere; non a caso esistono staff di esperti assunti apposta. La bellezza è potere. Questo tipo di strategia non è sicuramente nei pensieri di un Papa odi un cardinale, ci mancherebbe, anche perché non sono persone votabili dal popolo, ma che i fedeli (e soprattutto le fedeli) apprezzino un viso fotogenico è poco ma sicuro. «La bellezza da sola basta a persuadere gli occhi degli uomini, senza bisogno d’oratori», diceva William Shakespeare. E nel caso di un Santo Padre è l’ultima delle doti richieste..