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Luca Telese e Francesca Albanese, perché fuggono dalla tv

di Daniele Capezzonemartedì 7 ottobre 2025
Luca Telese e Francesca Albanese, perché fuggono dalla tv

(La7)

2' di lettura

«Torni a bordo, cazzo!». Anzi, no: quello era il celebre messaggio del comandante Gregorio De Falco a Francesco Schettino. Qui sarebbe stato più appropriato un «Torni in studio, cribbio!». È quello che qualche amico leale (ma ne hanno?) avrebbe dovuto urlare a Luca Telese e a Francesca Albanese, le due star di La7 e del progressismo italico che domenica (giornata-horror per le brigate televisive pro Pal) si sono spontaneamente messe in fuga, il primo da me che sto scrivendo questo articolo, la seconda dal bravo e pacato Francesco Giubilei.

Nel primo caso, dopo un’ora di sue scombiccherate provocazioni respinte (con perdite), il malcapitato Telese ha provato a insultarmi, a insolentirmi, e alla fine se n’è andato salutato da un mio inevitabile epiteto “fascista rosso”: e qui devo scusarmi, perché il sostantivo “fascista” era impreciso, mentre “comunista” sarebbe stato decisamente più calzante. La giornata da incubo di Telese è proseguita sui social: sbeffeggiato e bullizzato dai suoi stessi followers.

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Nel secondo caso, di sera, nella trasmissione condotta sempre da Telese, è stato sufficiente che l’ottimo Giubilei citasse Liliana Segre per indurre la Albanese (come se fosse stato appena pronunciato un nome satanico) a precipitarsi fuori dallo studio. “Che figura di m...”, avrebbe chiosato Emilio Fede. Ma la figuraccia è un concetto che non rende l’idea della piccola tragedia politica e culturale che ieri si è squadernata sotto gli occhi dei telespettatori. Il punto è che ormai i campioncini del progressismo televisivo non sanno più sostenere un dibattito, non rie scono nemmeno fisicamente ad ascoltare. Si sono talmente abituati al monologo (o al dialogo tra interlocutori che la pensano tutti allo stesso modo), che la sola presenza di un portatore di opinione diversa li manda nel panico. E allora tremano e fremono, sbroccano e insultano. E poi, vistisi persi, alla fine scappano a gambe levate. Compagni, dovete ricompitare l’abc della convivenza democratica.

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Ascoltare un parere diverso dal vostro può solo farvi bene. Se non altro, vi allenereste a contrastarlo con argomenti più robusti. E invece no: abituati come siete agli schemi della censura (non ti invito), del pestaggio (ti invito ma quattro contro uno), o del coretto divoci concordi (ci riuniamo solo tra noi “democratici e antifascisti”), vi si è atrofizzata la funzione di ascolto e reazione razionale. Vi tocca di ricominciare ad allenarvi un po’. Oppure sarete travolti dalle risate: per ora quelle del pubblico, presto anche quelle dei vostri compagni che rappresentate così male. Cordialità.

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