Eppure esisterà un vaccino per evitare che la sinistra italiana incappi in un brutto virus. Ogni giorno una nuova: quella di ieri è stata l'incredibile scoperta, attraverso un video social, che Francesca Albanese e soprattutto Greta Thunberg si ritroveranno in piazza contro la legge di bilancio del governo Meloni. Sono le agenzie di stampa a pubblicare la notizia, che altrimenti potrebbe passare come forma di ubriachezza. Una sinistra strampalata deve ricorrere ai personaggi più improbabili per richiamare le persone a manifestare. Non crediamo ci siano precedenti del genere. Le due celebrità del momento – anche se la giovane Thunberg appare già più datata della più tentata relatrice (o ex?) delle Nazioni unite per i territori palestinesi – si dovranno sorbire due cortei, promossi dall'Usb, l'Unione sindacale di base: il 28 novembre a Genova e il 29 novembre a Roma. E se dovesse scapparci qualche bandiera antisemita o gli slogan dovessero virare verso Israele poco male...
In effetti la motivazione della loro adesione – come ha spiegato in video la Albanese – è fondata «contro la Finanziaria di governo del Meloni, per fermare la guerra al riarmo, le guerre e il genocidio in Palestina». Ma non solo: «Ci uniremo allo sciopero generale indetto dai portuali, dai sindacati e dalla Flotilla», dice la stessa Albanese, «io ci sarò insieme a Greta Thunberg, Thiago Avila e tantissimi altri per sperimentare l'internazionalità delle lotte per un mondo più giusto, in Palestina, in Sudan, in Congo, in Italia, in Europa, noi ci siamo stancati di un sistema che ci fa sentire deboli, fragili e soli, ci vediamo a Genova il 28 novembre ea Roma il 29 novembre, la notte che stiamo vivendo sembrerà meno lunga e meno dura stando tutti assieme». Una volta si scendeva in piazza per le misure sociali e per il lavoro; oggi sulla guerra, come se in Italia ci fosse un fronte che la sogna. Come hanno scelto i due invitati speciali?
Francesca Albanese, a Torino il Pd ritira le firme: caos a sinistra
Sinistra spaccata a Torino sulla cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, relatrice speciale dell'Onu. La mozione...La Albanese proprio per il suo mandato Onu; l'attivista climatica per le sue recenti iniziative sui temi «di giustizia globale, non solo ambientale», avendo partecipazione a diverse manifestazioni pro-Palestina – inclusa la missione Flotilla - o contro l'aumento delle spese militari. Per questo i sindacati ei vari movimenti della sinistra più o meno estrema hanno coniato l'espressione «manovra di guerra»: così preferiscono definire la legge di Bilancio, accusando il governo di usare le forbici su welfare e ambiente per aumentare le risorse per difesa e armamenti. Il che può mettere in difficoltà anche il Pd, viste le diverse spaccature nell'opposizione proprio sulle politiche di sicurezza europea.
Solo così, quindi, si possono mischiare mondi diversi – quelli che militano per i diritti umani anziché per il clima — e in questo caso unificarli nella critica a una politica economica e militare vista come ingiusta o dannosa. Ovviamente non leggono la riduzione fiscale, la conferma del taglio del cuneo fiscale, la riforma del bonus casa e degli incentivi edilizi. Così come ci sono interventi cospicui per la sanità, il lavoro, le famiglie ei giovani. Ciò che osservano e contestano è la spesa per la difesa, come se non fosse un dovere per lo Stato.
Poi, per costoro non contano i vincoli europei provenienti dal passato e un debito elevato che si trascina da decenni: all'Albanese e alla Thunberg non devono aver spiegato i limiti entro i quali si deve muovere l'Italia nel rapporto debito/Pil. All'estremismo interessa solo l'effetto simbolico/politico delle parole: utilizzare il linguaggio della “guerra” indica che c'è una percezione di scelte dove certe categorie (difesa, armamenti) rilanciano mentre altre (diritti sociali, ambiente) vengono lasciate un po' indietro. Ed è il motivo per cui vengono usate – con evidente strumentalizzazione – figure come Greta e la Albanese per marcare un intreccio tra ambiente, diritti umani e militarizzazione. Sì, hanno bisogno di un vaccino potente.




