«È vero, mi danno sempre del filorusso, ma io ero pagato dall’Urss nel 1973, quando scrivevo per Nuova Generazione, il periodico della Fgci...». Così Lucio Caracciolo, sul Corriere della sera, risponde a chi oggi attacca Limes accusando la rivista di essere filorussa. Chissà cosa ne pensano quegli esponenti della sinistra che, forse per far dimenticare il Pci, partito fratello (anzi figlio) di quello sovietico, oggi ostentano il loro furore antirusso. Come Claudio Petruccioli che è stato anche segretario nazionale della Fgci, prima di diventare dirigente del Pci. In questi giorni Petruccioli tuona contro i presunti “filorussi”, ma fa autogol quando, per attaccare Orban che si oppone all’utilizzo degli asset russi, scrive: «L’Ue deve avviare la procedura di espulsione di Orban e sospendere i finanziamenti all’Ungheria. Vogliono stare con quelli che nel 1956 li invasero? Si accomodino». Chi viene dai vertici del Pci dovrebbe ricordare che «quelli che nel 1956 li invasero» furono i comunisti, l’Armata Rossa (di cui peraltro facevano parte anche gli ucraini). Ma soprattutto dovrebbe ricordare quale posizione prese allora il Pci. E – con questa memoria storica – dovrebbe evitare di dare lezioni agli ungheresi (che oggi come ieri difendono la propria libertà).
Caracciolo ha aggiunto anche un’altra cosa: «Noi siamo una rivista di analisi geopolitica», ma purtroppo «siamo entrati in uno scenario di guerra e allora o ti metti l’elmetto o non hai diritto di discutere». Questo è il punto. Da qualche anno sta collassando il dibattito democratico. Non c’è più un confronto fra analisi razionali che sono spesso problematiche e sfuggono ai manicheismi. È un clima assurdo. C’è una polizia del pensiero – nell’area di centrosinistra presidiata dal Pd e dal «partito mediatico» – che rende impossibile la discussione rispettosa sugli argomenti e impone etichette preventive per emettere poi scomuniche che delegittimano a priori l’interlocutore. Reo di non cantare nel coro. È accaduto con la cosiddetta emergenza climatica: si sono bollati come “negazionisti” quanti avanzavano dubbi o dati diversi, perfino se erano specialisti della materia o addirittura Premi Nobel. Ma la realtà continua a smentire gli apocalittici e la Ue che ha imposto politiche disastrose – come il Green deal – comincia a fare marcia indietro (seppure tardi), ma sempre senza autocritica. L’azzeramento della discussione si è riproposta con il Covid. Anche in quel caso chi si sottraeva al circo manicheo “di qua o di là” o chi avanzava domande e critiche veniva bollato come “novax”, quasi fosse un untore da mettere all’indice. Chi si opponeva al lockdown o al Green pass doveva sentirsi come un nemico dell’umanità. Ma con il tempo quelle domande appaiono sempre più fondate e la Commissione parlamentare sul Covid chiarirà tanti aspetti di quella vicenda. Peraltro è curioso che in tutti quei mesi di pandemia si sia sempre elusa ogni discussione relativa all’origine del virus, alla Cina e alla sua gestione della pandemia.
Poi è arrivata la guerra fra Russia e Ucraina e di nuovo la bipolarizzazione si è riproposta. Perfino Papa Francesco, idolatrato per anni per qualunque sua parola, è finito fra i sospetti della nuova Inquisizione che non ha gradito il suo approccio realista. Pure chi dubita che la politica della Ue faccia davvero l’interesse del popolo ucraino si prende l’assurda accusa di “putinismo” (ma la maggioranza degli ucraini ormai vuole la pace che Trump cerca di realizzare). Ancora più veemente è stata la scomunica per chi – sulla guerra di Gaza – ha osato sottrarsi alla narrazione pro-Pal, sollevando domande, ricordando il massacro del 7 ottobre e la minaccia terroristica rappresentata da Hamas che a Gaza ha usato la popolazione civile come scudo umano. Bastava una semplice domanda (ad esempio: perché non liberano gli ostaggi per far cessare subito la guerra?) per finire nelle liste dei cattivi. Bastava non allinearsi ai pro-Pal per essere considerati «complici con il genocidio». Un altro epiteto che serve a delegittimare e squalificare l’avversario che non si allinea al mainstream è “sovranista”, ma non si è mai capito perché, visto l’articolo 1 della Costituzione. Oltretutto i membri dei nostri governi giurano fedeltà «alla Repubblica», alla Costituzione, alle leggi e ognuno giura «di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione». Mi pare eloquente.
Elkann vende Repubblica, a sinistra è già panico: "Faranno solo casini..."
MARIO SECHI Un saggio mi diceva sempre: «Entrare nell'editoria è facile, il difficile è uscirne...Il manicheismo della demonizzazione si è poi scatenato con l’arrivo di Trump additato come pericolo fascista e minaccia alla libertà. Poco importa che proprio lui critichi le limitazioni alla libertà di espressione dei Paesi europei. Poco importa se dal suo arrivo, solo dieci mesi fa, ha imposto in tutti i conflitti le trattative per la pace. Lui dev’essere considerato il Male e chi vuole conservare la nostra amicizia con gli Usa diventa subito un “servo di Trump”. Sulla Ue, Trump ha detto cose che sono semplici verità peraltro in buona parte già rilevate pure da celebrate personalità come Draghi. Ma nel pollaio del Dibattito non conta quello che si dice, conta chi lo dice. Non contano gli argomenti, conta da che parte si sta e chi si sottrae al manicheismo del bianco/nero diventa subito sospetto. È questo che la polizia del pensiero impone. Il rifiuto del pensiero. Il fanatismo senza argomenti. È una logica che avvelena il dibattito democratico e svuota la stessa democrazia. Purtroppo, oltre al “partito mediatico” e ad aree politiche come il nostro centrosinistra, questa logica è pure nelle istituzioni di vertice della Ue. E questo è molto pericoloso.




