È un po’ come quella vecchia storia che non si sputa nel piatto in cui si mangia. Vale pure se dentro c’è un hamburger american style. Per carità, succede niente: mica uno è costretto per legge a tessere le lodi di chi gli riempie le tasche, o quantomeno gli impedisce che si svuotino velocemente, ci mancherebbe. Epperò non sta bene. Fai la figura dell’ingrato, dell’ideologico, quantomeno dell’incoerente. Non è che un giorno dici «Trump è un imbroglione fallito che confondeva il suo patrimonio coi suoi debiti» e quello dopo segui le sue crypto-orme nel settore della valuta digitale, punti sull’oro perché l’Ucraina e il Medioriente e lui sempre nel mezzo e sfrutti addirittura lo tsunami dei suoi dazi col resto del mondo. Altrimenti qualcosa non quadra.
Che l’imprenditore, ingegnere, magnate della stampa Carlo De Benedetti non fosse tra i più accaniti fans del presidente Usa Donald Trump è cosa nota e arcinota. Ciò che si sa meno è che sul lato portafoglio, ossia quando si tratta di mettere in ordine i conti della Romed, la holding debenedettiana, non c’è The D. che tenga: anzi, no, il contrario. Tiene proprio lui. Il tycoon maga d’oltre oceano, l’iconico ciuffo arancio, Mr. 47esimo. È la “Trump economy” che sta tenendo a galla De Benedetti.
Carlo De Benedetti accusa Elkann: "Vende i giornali per tenersi lontani i magistrati"
Di editoria, toghe e politica Carlo De Benedetti se ne intende, eccome. Ecco perché l'intervista del patron d...Lo dice il quotidiano on-line Open che dà (letteralmente) i numeri della faccenda: la cassaforte dell’editore torinese-svizzero era in perdita e segnava un ammanco di 19,776 milioni di euro (che proprio bruscolini non sono neanche se rientri tra le trenta famiglie più ricche d’Italia), da quest’anno ha ripreso a guadagnare, soldi sonanti, è in utile netto di 1,141 milioni di euro. Toh, che fortuna. O forse non è che De Benedetti, quando mette piede nella sua holding, lascia fuori la politica e fa entrare giusto gli affari? Non c’è nulla di male, sia chiaro.
Business is business, dicono gli americani del consumismo e del capitalismo. Chissenefrega se «Trump sarebbe un bel guaio per il mondo» (cit. De Benedetti qualche anno fa), l’importante è sfruttare il cavallo giusto. Per dire: la prima strategia finanziaria della Romed è stata far valere le elezioni Usa del novembre 2024, con Trump trionfante galoppava anche il mercato delle cryptovalute e dove conveniva investire? Già. In tivù De Benedetti pontificava: «Di Trump posso dire tutto il male del mondo». Nello studio del suo commercialista investiva nella moneta digitale sdoganata proprio da Trump durante la campagna elettorale e sulla quale la sua famiglia ha persino lanciato alcune iniziative.
La seconda macro-operazione ha riguardato le guerre in corso, il conflitto tra Kyiv e Mosca in Europa e il pogrom dei tagliagole di Hamas in Israele. Il ragionamento è stato uno: bombe, caos, morti, le quotazioni di quale bene rifugio schizzano alle stelle con scenari di questo genere? Facile, l’oro. Ancor più facile, è lì che tocca puntare. Le crypto in una tasca e l’esclation a Gaza nell’altra: «L’esercizio», ammettono gli amministratori della Romed, «è stato caratterizzato da un positivo risultato della gestione finanziaria a breve termine, la quale ha evidenziato un risultato positivo di 21 milioni al netto di ogni onere finanziario». Hai visto un po’. E per chiarire: fronte geopolitico da una parte (con Washington che la fa da padrona) e “moda” crypto dall’altra, «operativamente Romed ha seguito principalmente questi ultimi due temi costruendoci sopra la gran parte del risultato raggiunto».
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Ancora guai per Carlo De Benedetti. Il contenzioso tra l'ingegnere e l'Agenzia delle Entrate viene fotografato d...Ma c’è di più. C’è il capitolo dazi. «L’andamento della gestione (del 2025, ndr) è stato caratterizzato da mercati estremamente turbolenti anche in dipendenza delle azioni macroeconomiche poste in essere dall’amministrazione statunitense e la Società (sempre lei, la Romed, ndr) ha sfruttato le opportunità offerte dai mercati effettuando trading su valute e commodities oltre che sui titoli, con risultati positivi. Anche gli investimenti di medio periodo hanno iniziato a venire a maturazione con risultati da considerarsi positivi. Di conseguenza l’aspettativa risulta essere quella di un esercizio 2025 con un risultato della gestione in crescita». Ma chi l’avrebbe mai detto?




