Marracash solidale con Askatasuna. Proprio da Torino, mentre era impegnato in un suo concerto, il cantante ha voluto inviare un messaggio ai sostenitori del centro sociale. "Voglio esprimere solidarietà a quelli che sono andati a manifestare oggi. È importante far sentire il nostro potere alla gente di potere".
Prima di lui era stato Willie Peyote, nome d’arte di Guglielmo Bruno, a sostenere i manifestanti scesi in piazza. Nato a Torino, l'artista ha spiegato: "Ho appreso dello sgombero in corso da poche ore e, per quello che ha rappresentato per me e per la città negli anni, Askatasuna mi lascia ovviamente molto dispiaciuto e preoccupato". Intervistato dal Manifesto, ha poi aggiunto: "Ho seguito da vicino tutta la procedura che ha portato all’accordo con il Comune e speravo potesse rappresentare finalmente una garanzia di tutela nei confronti dell’Aska. È un luogo che per me ha sempre significato molto: oltre ad averci suonato spesso, l’ho frequentato per assistere a concerti e ad altre attività. È uno di quei luoghi nei quali si è cercato di portare avanti una proposta culturale alternativa e underground e che, in quanto tale, rappresenta un bene per il tessuto artistico e sociale di una città come Torino".
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Pacifisti coi fatti (assalto alle forze dell’ordine) e pacifisti a parole, con minacce e intimidazioni a esponenti...Non la pensa così il sindacato di polizia. "Durante gli scontri - ha tuonato il segretario generale provinciale della Siulp di Torino, Eugenio Bravo - sono stati lanciati bottiglie, bombe carta, razzi e mattoni: un poliziotto è stato colpito alla testa ed è stato salvato solo dal casco, oltre a 11 operatori feriti. Si è trattato di un attentato diretto alla vita degli appartenenti alle forze dell'ordine". "La chiusura del centro sociale - ha concluso - è un atto dovuto, ma resta una domanda: senza l'assalto a La Stampa, quanti altri poliziotti avrebbero dovuto finire in ospedale prima di intervenire? Askatasuna agisce così da decenni: questo non è attivismo, è violenza, ed era noto a tutti. Altro che derive autoritarie: il vero rischio è l'inerzia dello Stato. Prevenire non è reprimere. Vietare manifestazioni notoriamente violente e sanzionare pecuniariamente in modo rilevante chi le organizza è buonsenso, ed è tempo di agire in questa direzione".




