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Lampedusa a un passo dal collasso: nuovi arrivi all'hotspot

Daniele Dell'Orco
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Ancora sbarchi senza sosta sull’isola di Lampedusa. Dopo quattro sbarchi con 182 persone nella notte tra venerdì e sabato, nella giornata di ieri sono approdati sull’isola circa 600 migranti. Tre barchini sono stati soccorsi dalle motovedette della Guardia costiera mentre un quarto è arrivato direttamente a Cala Madonna. L’hotspot di Contrada Imbriacola (martedì sarà visitato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi e dalla Commissaria europea per gli Affari Interni, Ylva Johansson) è sempre in allarme rosso, con 2500 migranti attualmente nella struttura nonostante i continui trasferimenti verso Porto Empedocle. Se il flusso quotidiano non si arresta, i numeri non caleranno mai. A riprova del fatto che le frontiere esterne dell’Unione europea restano un problema comune, a maggior ragione con l’arrivo della bella stagione. Specie le frontiere marittime, dove le rotte sono più difficili da chiudere e dove con l’inasprimento dei provvedimenti sulle direttrici terrestri (rotta balcanica e confine polacco-bielorusso) il numero dei candidati per tentare la sorte attraverso il mare sarà destinato ad aumentare sempre di più. Decolla il numero di minori non accompagnati. E cambiano pure le modalità di soccorso, per renderle più efficaci evitando i purtroppo sempre più frequenti naufragi.

 


PATTUGLIAMENTI
La nave Cassiopea Marina militare è stata inviata a pattugliare le rotte che partono dalla Turchia e dalla Cirenaica, in particolare per i pescherecci strapieni come quello naufragato davanti Pylos, provocando più di 600 morti. Altre imbarcazioni sono state schierate per prevenire disastri, ma anche per fronteggiare accuse di immobilismo, totalmente infondate, sia dall’interno che dall’esterno (dalla Grecia hanno puntato il dito contro l’Italia per la tragedia di Pylos). Alcune imbarcazioni della Guardia costiera sono state inviate più al largo, proprio perché spesso le imbarcazioni degli immigrati sono già in difficoltà dopo poche miglia. Proprio la rotta turco-greca, dopo la strage di Cutro di quattro mesi fa, è ripartita con veemenza ed è tornata ad affollare le coste calabresi. Solo nel mese di giugno, nel primo porto gli arrivi sono stati 9 con 604 persone, mentre nel secondo sono stati 5 con 903 persone. Tutte barche a vela partite dalla Turchia.


E sempre dalla rotta turca è arrivata una barca a vela, intercettata al largo di Portopalo di Capo Passero, nel Siracusano, dai militari dalla Capitaneria di Porto. Imbarcazioni cariche anche quelle delle Ong, come la Humanity 1: in una sola notte ha effettuato quattro interventi in acque internazionali vicino a Lampedusa. Ora sono 197 le persone a bordo della nave umanitaria, diretta in queste ore ad Ortona, come da indicazioni impartite dalle autorità italiane. Tra di esse 30 donne, una delle quali incinta e oltre 40 minorenni. Humanity 1, comunque, non è contenta e attacca il governo: «Ortona è raggiungibile solo dopo un viaggio di più di tre giorni. Questo ritardo nello sbarco di donne, bambini e uomini vulnerabili in un luogo sicuro impone un onere aggiuntivo e un rischio per la salute. Il capitano di Humanity 1 ha quindi chiesto alle autorità italiane di destinare un porto più vicino». Iniziata anche la missione 101 della Open Arms, salpata ieri mattina da Napoli. Bisognerà vedere se in tutti questi casi i nuovi interventi faranno incorrere le Ong nel rischio di sanzioni, come previsto dal cosiddetto “decreto Cutro”. 

 

 

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