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Vittorio Feltri: meno aiuti statali e più istruzione, come si salva il Sud

 Vittorio Feltri

Vittorio Feltri
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È allarmante un dato: la povertà educativa non solo è elevata ma è addirittura in forte crescita nel Mezzogiorno, stando ad un’indagine del Sole 24 Ore sui titoli di studio della popolazione residente oltre i 9 anni. Le dieci province con il più alto tasso di abitanti con basso livello di istruzione, cioè uguale o inferiore alla licenza media, si trovano tutte nel Meridione. Specifico che la categoria include anche gli analfabeti, gli alfabeti privi di titolo di studio, oltre ai titolari di licenza elementare o media.

Questa situazione non fa altro che approfondire lo storico divario economico, sociale, produttivo tra il Nord e il Sud del Paese, un abisso insanabile se non si affronta e risolve seriamente la problematica della miseria educativa, la quale condanna alla indigenza permanente milioni di fanciulli che saranno gli adulti di domani. Ragazzi che non possono né creare né immaginare un futuro diverso da quello che sembra già segnato per loro, dal momento che solamente l’istruzione può affrancare l’individuo da qualsiasi forma di sottomissione, abuso, sopruso, sfruttamento.

Solo l’istruzione, ovvero l’acquisizione della consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri nonché di abilità nello svolgimento di certi mestieri, mansioni, ruoli, può determinare nell’individuo il desiderio di crescere, evolvere, fornendogli allo stesso tempo gli strumenti e le opportunità per poterlo fare, al di là di qualsiasi condizionamento esterno. Una persona non istruita non diventa mai cittadino, resta suddito alla mercé di chiunque intenda servirsene. Ecco perché la povertà educativa avvantaggia in particolare quella criminalità organizzata che, pur operando ormai su tutto il territorio nazionale, mantiene le sue basi logistiche e le sue radici proprio in quella terra bella e dannata che è il nostro Sud.

 

Finché non apriremo gli occhi su questa drammatica realtà, ogni nostro sforzo finalizzato a liberare il Mezzogiorno dai gioghi che lo vincolano sarà vano. Non basterà il ponte sullo Stretto per accelerare la crescita. Né saranno sufficienti gli investimenti di qualsiasi tipo. È necessario prima di tutto investire nella formazione scolastica e non, incoraggiando i giovanissimi allo studio, facendo in modo che i livelli di istruzione lievitino. Il Mezzogiorno non può fondarsi sul reddito di cittadinanza, sul sussidio, sull’aiuto statale.

Esso deve esprimere il valore della sua gente, creare offerta e domanda di lavoro, originare ricchezza mediante il suo capitale umano. Le classi politiche che hanno puntato sull’obolo per ottenere consenso non hanno fatto altro che danneggiare coloro che dichiaravano di volere aiutare, inducendoli ad accontentarsi, a divenire dipendenti, a rassegnarsi. Si tratta di una cultura rivolta al basso, a ridimensionare aspettative e ambizioni, invece occorre puntare al rialzo.

 

Sottolineo un altro aspetto che non mi risulta per nulla marginale, semmai fondamentale. La quota di non istruiti, di analfabeti, di semi-analfabeti o alfabeti senza titolo da spendere sul mercato del lavoro include le femmine. A sinistra si ciarla tanto di violenza di genere, femminicidio, sessismo, ma non si realizza nulla di effettivamente concreto per rendere le donne più libere, per emanciparle davvero. E ciò che le riscatta è proprio l’istruzione, una sorta di garanzia rispetto al rischio di legarsi ad un uomo prematuramente e materialmente, a vita. Una signora senza studi che non trova occupazione è dipendente dal punto di vista economico, più di frequente legata al compagno violento, al coniuge abusante, a colui che talvolta arriva persino ad ucciderla, dopo averla già annientata psicologicamente. Il consiglio migliore che possiamo dare alle nostre figlie o nipoti è di studiare. Ma non basta. Dobbiamo assicurarci che lo facciano.

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