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Pulizie nel CarroccioCalderoli rischia grosso

Dopo la casa romana che sarebbe stata pagata dal partito, l'ex ministro sotto accusa per una "paghetta" che avrebbe ricevuto dopo la fine del governo

Matteo Legnani
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  I leghisti di Brescia s'affrettano a dire che non c'è nessuna «esplicita richiesta di dimissioni per Roberto Calderoli», ma in vista dei congressi in Lombardia (venerdì e sabato a Bergamo) e Veneto (sabato e domenica a Padova) tra i padani si stanno moltiplicando i malumori. E l'ex responsabile della Semplificazione sta vivendo un momento difficile, tanto che qualche iscritto lo attacca frontalmente. Dopo i veleni sulla casa romana che sarebbe stata pagata dal partito, da due giorni circola un'altra accusa. Si tratta di una paghetta mensile da 2mila euro che Calderoli avrebbe incassato dopo la fine del governo Berlusconi. L'interessato nega con forza, ripetendo di «aver lavorato come una bestia per decenni» dando al Carroccio «parte degli stipendi di deputato o senatore» senza aver tenuto «un solo euro» per sé. Nessuna smentita, invece, per la richiesta di cartellino rosso a Renzo Bossi. Il figlio del Senatur ha abbandonato la scena politica dimettendosi dal Pirellone ma la sua figura fa ancora perdere il sonno ai lumbard.  A prendere carta e penna per chiederne l'allontanamento è stato il capogruppo in consiglio comunale a Brescia, Nicola Gallizioli, che ha così incassato applausi scroscianti. Leggi l'articolo integrale di Matteo Pandini su Libero in edicola oggi martedì 29 maggio  

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