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Il rigore di Monti: "Fermiamo il calcio"

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Il professore parla di terremoto ("Faremo tutto il possibile") poi a domanda risponde: "Lo scandalo scommesse? Serve uno stop di due o tre anni"

Giulio Bucchi
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Il rigore di Mario Monti  va nel pallone. Il premier, nel corso della conferenza stampa di un vertice con la Polonia, parla di terremoto: "Non è colpa dello Stato, ma faremo tutto quello che c'è da fare". Poi un giornalista gli fa una domanda sullo scandalo scommesse e lui si scatena: "Non è una proposta del Governo, ma un desiderio che mi pongo da appassionato di quando il calcio era ancora il calcio". Mario Monti circonda di paletti il concetto ma quella "domanda che varrebbe la pena di farsi" arriva dai cronisti. Ed è comunque il presidente del Consiglio che, dopo parole durissime non solo sul calcioscommesse ma anche sulle partite sospese dai tifosi, con i calciatori costretti a togliersi, lancia una forte provocazione: "Mi chiedo ancora se una sospensione del gioco per due o tre anni, visto questo caos, non gioverebbe alla maturazione totale".  Sospetti e accuse - Il premier ha poi parlato di "fenomeni indegni prodotti da lotte tra tifoserie, vogliamo chiamarle così". Citazione diretta dell'ormai famigerato Genoa-Siena, quando gli ultrà rossoblu interruppero la partita a inizio secondo tempo imponendo ai giocatori genoani di togliersi la loro maglietta in segno di umiliazione. "E' un episodio ancora da approfondire quello incredibile che abbiamo visto sugli spalti dello stadio di una grande città, qualche mese fa, quando per un invisibile ricatto pieno di omertà abbiamo visto giocatori inginocchiati che hanno tolto le loro maglie di fronte a chi sa qual minacce", sono le parole durissime di Monti che vede in quel gesto la "soggezione a poteri occulti d'Italia". Il premier ormai è lanciatissimo nella sua critica sistemica al pallone, e infatti conclude in modo perentorio: "E' inammissibile che periodicamente si usi i soldi dei contribuenti per ripianare le perdite delle società di calcio. E' un malcostume continuo, con il moltiplicatore dell'attenzione che il calcio giustamente merita". 

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