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Fini umiliato anche da Casini:per Gianfry solo 5 posti in lista

Fini visto da Benny

Verso le politiche, si comincia a fare i conti. E il leader futurista va a fondo: i "mille" non li ha mai visti, e ora rischia di scomparire (del tutto)

Andrea Tempestini
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  di Enrico Paoli Fosse solo il problema dei Mille che non ci sono, essendo fermi a quota 58. In fondo un modo per riempire una grande sala per una piccola iniziativa lo trovi sempre, dal modello Cgil (deportati con i bus) al meccanismo ex Pci (militanti presi a casa con la scusa de l'Unità).  Insomma il prossimo 30 settembre ad Arezzo, Gianfranco Fini, troverà comunque una platea alla quale rifilare la storia dei Mille per l'Italia. Il problema, quello vero, rischia di arrivare con le prossime elezioni, di qualunque tipo esso siamo. Perché l'Udc di Casini, passato da semplice alleato a timoniere e locomotiva del grande centro che verrà, non è disposta a cedere ai futuristi di Fini non più di cinque posti in lista. Cinque candidature più  una, ovvero quella di Fini, dicono i più ottimisti. Cinque secche,  secondo le malelingue, dato che in partenza lo schema di gioco tracciato dai centristi di Casini si fermava a quattro. Un  bel casino per Fini, visto che il partito di Casini rischia di lasciare a casa nomi del calibro di Carmelo  Briguglio, Flavia Perina, Giulia Bongiorno, Giuseppe Consolo, magari per far posto a Italo Bocchino, Roberto Menia o Alessandro Ruben, solo per citare i più attivi nel tessere trame e rapporti. E tanto per capire che il dopo Chianciano, dove l'Udc di Casini ha battezzato il progetto del grande centro, accogliendo Emma  Marcegaglia e Corrado Passera come i leader del futuro, è tutt'altro che rose e fiori per Fli, basta spostarsi a sud, dove le risse sono già iniziate. A Salerno, per esempio, i vertici locali dell'Udc hanno già iniziato a fare le barricate, in vista delle politiche del 2013. Preoccupati da un allargamento della coalizione a Fli, i dirigenti centristi non sono disponibili  a vedersi restringere e chiudere gli spazi. Per capire meglio l'oggetto del contendere bisogna partire dai numeri. Alle ultime elezioni politiche, in tutta Italia, l'Udc  ottenuto 36 deputati e 6 senatori. Nel 2008 con il «Porcellum», legge destinata ad essere cambiata, era tutto legato al valore aggiunto nazionale. Nel 2013 l'Udc si presenterà con altre forze, magari sotto le insegne di quella federazione di Centro sognata da Casini. E siccome il partito di Fini guarda alla Provincia di Salerno con estremo interesse, puntando su di un uomo di fiducia come Michele Sarno, per poterlo candidare dovrà avere a disposizione il posto in lista. Cosa che i dirigenti locali dell'Udc  non sono affatto disponibili a cedere. E il caso Salerno è soltanto il paradigma dell'interno ragionamento, che trova un ampio riscontro in molte zone d'Italia, dove i due partiti, Fli e Udc, hanno oggettive difficoltà di dialogo. Superiori, se non addirittura, raddoppiate, rispetto a quelle che hanno segnato la nascita e la vita del Pdl.  E poi ci sono le le elezioni siciliane.  Secondo l'ultima rilevazione realizzata da Datamonitor per BlogSicilia sull'elezione del presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, in corsa per il Pdl, è sempre più insidiato da Rosario Crocetta che cresce di un punto, indicato dalla sinistra. Primo partito resta il Pd, mentre continua a scendere il Pdl. Guadagna, invece  l'Udc, che passa dal 10 all'11%, mentre Fli resta fra il 4 e il 2%. Altra ragione per Casini per limitare il peso  dei futuristi nelle liste delle prossime politiche.  

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