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Bersani fa l'americanoMa Vendola lo affossa

Pier Luigi Bersani

Andrea Tempestini
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di Elisa Calessi L'altro giorno l'intervista al Wall Street Journal. Ieri alla tv americana Cnbc, specializzata in economia e finanza, e al quotidiano tedesco Die Welt. Ma non basta. La campagna estera di Pier Luigi Bersani continuerà oggi con una conferenza stampa nella quale presenterà l'incontro internazionale di sabato: alla Casa dell'Architettura riunirà i principali leader dei partiti progressisti di tutto il mondo. Ci saranno Harlem Désir, leader del Partito Socialista francese, Peter Shumlin, presidente dell'Associazione dei governatori Democratici Usa (ma non ci sarà nessuno dell'amministrazione Obama, fatto non casuale) e naturalmente Sigmar Gabriel, leader della Spd tedesca, ormai grande amico di Bersani.  Mentre si attendono le decisioni di Mario Monti, il segretario del Pd, dunque, è impegnato a costruirsi un'immagine internazionale. E ad accreditarsi oltre confine. Perché sa che le maggiori insidie contro un possibile governo dei progressisti vengono proprio da lì.  Da quegli ambienti internazionali che, nemmeno velatamente, tifano perché Monti resti, mentre guardano con sospetto, se non con diffidenza, a un esecutivo guidato da lui e da Nichi Vendola. L'ultima stoccata è arrivata, ieri, dal sito della progressista Cnn che titolava un articolo sull'Italia così: «Per Wall Street il problema dell'Italia non è Berlusconi». E il sommario era ancora più eloquente: «Cosa c'è di più spaventoso di Berlusconi? Per alcuni investitori è il suo avversario nella corsa alla successione di Monti: Pier Luigi Bersani». Peggio del Cavaliere, insomma, c'è il segretario del Pd. Presentato così: «A former member of Italy's Communist Party, Bersani maintains close ties to Italy's powerful labor unions», ex membro del Partito comunista italiano, Bersani mantiene stretti legami con i potenti sindacati italiani. L'editoriale della Cnn mette  nel mirino l'intenzione del segretario del Pd di riformare il mercato del lavoro. E di farlo secondo i desiderata dei sindacati. Se farà così, si legge, i mercati non ci metteranno molto a punire l'Italia, facendo salire alle stelle i rendimenti dei titoli italiani. Agli attacchi della tv americana dei progressisti, Bersani ha risposto con l'intervista alla Cnbc. Dove, tanto per cominciare, ha spiegato perché non è il caso che Monti scenda in campo: «Per come si è presentato al mondo e ha raffigurato l'immagine dell'Italia, sarebbe buona cosa che si tenesse fuori dalla contesa per vedere poi quale potrebbe essere un suo ruolo negli anni prossimi». Ha definito «stupidaggini» le parole di Silvio Berlusconi sullo spread. Si è detto certo che al Senato «non ci sarà un problema numerico», Pd e Sel avranno anche lì la maggioranza. In ogni caso, per fare il governo, «ci rivolgeremo a formazioni di centro, europeiste, costituzionali». Ha ribadito che il Pd è «la forza più europeista che ci sia in Italia e che ha portato l'Italia nell'euro. Non si può dubitare dell'europeismo del mio partito». E ha garantito che i Democratici saranno «coerenti con gli impegni che abbiamo preso con l'Europa, ma cercheremo», ha aggiunto, «assieme agli altri partiti progressisti, di migliorare la politica europea perché non siamo convinti che la sola austerità possa bastare».  Peccato che nelle stesse ore Vendola metteva in chiaro che «se c'è l'agenda Monti, io non ci sono». Per questo Sel esclude un'alleanza con il centro. «Ho lottato perché potesse vincere l'agenda Bersani e per quello ho sottoscritto la carta di intenti». Con le primarie, osserva il leader di Sel, «ha vinto l'agenda Bersani, l'abbiamo fatto coinvolgendo circa 3 milioni di italiani. Se poi abbiamo scherzato dobbiamo dirlo al nostro popolo che abbiamo scherzato». Intanto Bersani ha chiuso l'accordo con Bruno Tabacci. Nascerà una lista formata dall'ex centrista, dai Moderati di Giacomo Portas e dai fuoriusciti dell'Idv.

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