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Monti è già ostaggio di Fini e Casini: ecco il "nuovo che avanza"

Casini e Fini

Andrea Tempestini
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  Tutto come previsto. Mario Monti ha presentato il simbolo della sua lista. Un simbolo un po' triste e lugubre, in perfetta sintonia con il presonaggio. La lista del Professore si chiamerà semplicemente "Scelta civica". Al Senato tutti confluiranno sotto a quel simbolo per esigenze elettorali, ossia per aggirare lo sbarramento. Alla Camera, dove lo sbarramento è più basso e "accessibile, al contrario in "scelta civica" ci saranno tutti i "non politici" (a partire dai montezemoliani), mentre i "politici" conserveranno il loro simbolo e la loro nomenklatura. Monti, a Montecitorio, va in coalzione con il grande burattinaio Pier Ferdinando Casini (che si tiene stretto l'Udc) e con Gianfranco Fini (che si tiene Futuro e Libertà). Un Professore in ostaggio - La sostanza è semplice: il Professore che fa di tutto per mostrarsi lontano dai giochi dela politica è già ostaggio della politica stessa. Della politica più datata. Di Casini e Fini, nello specifico (più del primo che del secondo per questioni meramente numeriche e percentuali). I sondaggi danno la lista Monti a un 8 per cento circa, che in coalizione alla Camera dovrebbe arrivare al 14%: questo significa che quasi la metà della forza elettorale del Professore deriva dall'Udc e dai futuristi, che avranno un peso quasi pari a quello di Monti. Una postilla, infine, dedicata al "rigoroso controllo delle liste" invocato dal premier uscente: chi vieterà a Fini e Casini di mettere nelle loro liste i nomi che vorranno? Nessuno, nemmeno lo "sforbiciatore" Bondi, mister spending review, che sui nomi della truppa di Pierferdy e Gianfry non ci potrà mettere becco (e, inoltre, Monti ha già annunciato "quattro deroghe in lista" per inserire gli impresentabili). E' questo, in estrema sintesi, il "nuovo che avanza" caldeggiato da Monti.  

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