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Ecco i veri calcoli del redditometro:1,3 miliardi di imposte in più

Nicoletta Orlandi Posti
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  di Franco Bechis La cifra è scritta nero su bianco in un documento vidimato dalla Ragioneria generale dello Stato e dalla Agenzia delle Entrate per il ministero dell'Economia: un miliardo, 374 milioni e 700 mila euro. Sarà questo l'incasso che arriverà dal nuovo redditometro fra il primo gennaio e la fine dell'anno, ed è una cifra che va ben al di là di quell'operazione di pressing morale e comportamentale entro cui i vertici del ministero sembravano volere circoscrivere il nuovo strumento di “aggiornamento dell'accertamento sintetico”. Un miliardo e 374 milioni di euro è cifra ben superiore al semplice recupero a tassazione di aree grigie che sembravano sfuggire. Perché attenzione: non è un auspicio o un obiettivo di massima, ma la somma contabilizzata nei conti dello Stato ai fini del saldo netto di finanza pubblica da finanziare sulla base dell'articolo 22 del decreto legge 78 del 2010, con cui l'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti aveva previsto il prossimo ritorno del redditometro, rimodellato poi durante il governo di Mario Monti attraverso le disposizioni via via emanate dall'Agenzia delle Entrate guidata da Attilio Befera (che è stato l'anello di congiunzione fra le politiche fiscali degli ultimi due governi).  Quella norma fu allora spiegata nella relazione di accompagnamento come un semplice adeguamento tecnico del redditometro ai tempi e ai consumi degli italiani, assai mutati rispetto all'impostazione originaria. “L'attuale impostazione”, si spiegò all'epoca, “non tiene conto dei cambiamenti, connessi ai mutamenti sociali, verificatisi nel tempo in ordine alle tipologie di spesa sostenute dai contribuenti ed alle preferenze nella propensione ai consumi. Le modifiche proposte intendono pertanto innovare profondamente questo importante strumento di contrasto all'evasione dell'imposta sul reddito alle persone fisiche”. Sembrava dunque una banale operazione di restyling, simile a quella compiuta dall'Istat con l'aggiornamento del suo paniere per l'inflazione in modo da aggiornare i consumi degli italiani alla realtà. Questa però era un'operazione a costo zero, mentre il redditometro dovrà dare all'erario un incasso singolarmente superiore a molti nuovi balzelli introdotti negli ultimi 18 mesi. Ed esattamente come questi è stato contabilizzato ufficialmente fra le entrate dello Stato, come non avviene quasi mai quando si tratta di recupero di evasione. La differenza è sostanziale, perché spesso si fanno campagne e iniziative di recupero dell'evasione che affiorano poi nei consueti rapporti annuali dell'Agenzia delle Entrate. Prudenzialmente non vengono però contabilizzate nei conti pubblici di previsione, costituendo invece l'anno successivo un tesoretto da parte per spendere o coprire eventuali buchi emersi. E' accaduto così nel 2007 con un recupero di 6,4 miliardi di euro, nel 2008 sfiorando i 7 miliardi di euro, nel 2009 raggiungendo 9,1 miliardi di euro, nel 2010 con 11 miliardi di euro e nel 2011 con 12,7 miliardi di euro. Il dato 2012 al momento non è noto. Il premier Mario Monti si è vantato nel suo programma elettorale di avere recuperato 13 miliardi, ma l'Agenzia delle Entrate ha annunciato a dicembre inoltrato di averne recuperati 11 in 11 mesi e di non prevedere di raggiungere la cifra dell'anno precedente. I politici esagerano sempre, e Monti non è diverso dai suoi predecessori. Su queste cifre però si può sempre esagerare: su quella del redditometro, no. Avendola inserita nei conti pubblici quella somma da 1,347 miliardi di euro dovrà comunque essere raggiunta dagli esattori del fisco attraverso il redditometro. Un motivo in più per averne paura, visto che quegli incassi dovranno essere ottenuti con le buone o con le cattive.   

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