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Quirinale, Matteo Renzi in ginocchio da Pierluigi Bersani: il premier prova a ricucire con la minoranza

Gian Marco Crevatin
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Uno spettro si aggira sul Partito Democratico: lo spettro dei 101 franchi tiratori che nel 2013 impallinarono Romano Prodi nella salita al Colle. Per questo motivo Matteo Renzi è alla ricerca di una forte coesione, almeno per la prossima elezione del Presidente della Repubblica, all'interno del suo partito, e punta a ristabilire un dialogo di minima con la minoranza e in particolare con la guida interna per antonomasia dell'ala radicale, l'ex segretario Pierluigi Bersani. A Matteo Renzi serve infatti che al Quirinale si sostenga almeno ufficiosamente la proposta del Partito Democratico e, come nota a tal proposito Repubblica, da qualche settimana ripete "parole che starebbero bene in bocca all'ex segretario". Riavvicinare Bersani - "Se noi troviamo una compattezza interna non ce n'è per nessuno. Passa dal Pd la gestione della partita per il Colle. Quindi adesso lavoro per la tenuta e la consapevolezza del mio partito" dice Renzi, parole che assomigliano insospettabilmente a quelle vergate da Pierluigi Bersani "Partire dal Pd, da quel 25 per cento che ha segnato una vittoria striminzita ma ci ha permesso di fare ben due governi". Insomma Bersani ci vuole, e ci vogliono pure altri toni: basta con le stilettate rottamatori in stile Leopolda (e su "quelli che ci vogliono riportare al 25 per cento", parole che avevano segnato il punto più basso del rapporto Renzi-Bersani). Saranno settimane di negoziazioni, in cui bisognerà concedere pur qualcosa da parte del premier, che ha comunque ha incassato il si "per disciplina" dell'ex segretario sul Jobs act ora deve ritornare il favore a Pierluigi.  Contrattazione - Come ad esempio sulla legge elettorale: "Non mollo sull'Italicum" avverte da tempo Bersani. Con il Patto del Nazareno che se non fa acqua, almeno qualche crepa ce l'ha, sul Colle per il bene del Pd bisognerà rimanere uniti, con un occhio a non esagerare con i colpi social à la Renzi, poco graditi dall'ala radical dei democratici: "So che Matteo è sempre alla ricerca di colpi di immagine. Il modello Muti per fare un esempio. Il Paese è ancora su una strada piena di curve e ci vuole una personalità che sappia guidare la macchina". Uno come Renzo Piano, già senatore a vita e che dalle ultime indiscrezione, sarebbe uno dei candidati che farebbero piacere a Bersani e alla minoranza interna. Quindi, niente scelte di marketing, niente "stravaganze", niente scelte azzardate, bisognerà seguire una terza strada, e con Bersani ("Non accetto scambi, non è nella mia natura") non sarà facile. 

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