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Ex-Ds e i debiti: le banche chiedono 200 milioni che pagherà lo Stato

Lucia Esposito
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Un buco di quasi 200 milioni di euro nei bilanci delle principali banche italiane. Chi l'ha fatto? Il Pd (più precisamente la ex componenete Ds). No, in questo caso il Monte dei Paschi di Siena e l'inchiesta che sta facendo tremare la sinistra, non c'entra. Qui c'entrano altre grandi banche italiane (tra cui Unicredit, Efibanca del gruppo Banca popolare, Intesa) che, stufe di aspettare la restituzione dei soldi sono partite all'attacco. Il Fatto Quotidiano dà conto della complessa vicenda che ha un epilogo tristemente scontato: alla fine pagherà lo Stato. Infatti le banche creditrici non possono neanche rivalersi sull'immenso patrimonio immobiliare (valore stimato superiore al mezzo miliardo di euro) perché gli immobili sono stati tutti trasferiti a fondazioni che giuridicamente non hanno nessun legame con il partito. I creditori, quindi, hanno le  mani legate e non possono rivalersi su questi beni.  Le vie legali Il punto è che in tempo di crisi gli istituti di credito non hanno più intenzione di aspettare e hanno intrapreso le vie legali. Il 24 giugno del 2012, per esempio, viene notificato ai Ds (che esistono acora e hanno una sede a Roma) un decreto ingiuntivo: la banca chiede i 29 milioni di euro più interessi maturati dal 2011 e le spese. Vuole l'annullamento della donazione di un immobile di Bergamo da parte dei Ds alla Fondazione Gritti Minetti. Secondo la banca l'atto è senz'altro "revocabile perché ha creato un evidente, grave, pregiudizio, alla ingente ragione di credito certa, liquida ed esigibile vantata dalla Unicredit Spa". Unicredti chiede anche l'annullamento della donazione di un appartamento di Udine. La stessa strada è stata intrapresa da Intesa che ha un credito di 13,7 milioni e da  Efibanca che rivuole indietro i suoi 24 milioni.  

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