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Verdini? A Renzi non serve più. Così il premier può scaricare Denis

Giovanni Ruggiero
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L'ultimo voto dell'anno al Senato prima del liberi tutti delle feste natalizie ha dato la fotografia plastica della tenuta della maggioranza a Palazzo Madama, proprio là dove era nato tutto il movimento di transfughi da Forza Italia al gruppetto in crescita di Denis Verdini, per fare una sorta di patto del Nazareno bis. Stando ai freddi numeri, scrive Italia Oggi, il sostegno di Verdini non sarebbe poi così necessario. Alla Camera i nove verdiniani poco incidono sulla tenuta della maggioranza, con il PD che può vantare 301 deputati su 630 e altri 79 centristi vaganti di fatto organici alla maggioranza. Anche al Senato Renzi non avrebbe così bisogno dei senatori del gruppo Ala, visto che i 112 del Pd, con i 31 di Ncd-Udc e i 20 del gruppo per le Autonomie costituiscono già la maggioranza assoluta dell'aula. L'utilità - Andando più a fondo nelle dinamiche parlamentari, però, diventa più chiara quale possa essere l'utilità del gruppo verdiniano per il presidente del consiglio. Con il voto alla legge di Stabilità, il governo ha posto la fiducia, costringendo tutti i senatori di maggioranza, anche i più riottosi della minoranza Pd, a far passare la legge e il sostegno al governo: il rischio di tornare tutti a casa non vuol correrlo nessuno, anche i più duri e puri. Così i verdiniani certamente non sono indispensabili, ma la fiducia è caso estremo, almeno in teoria, uno strumento del quale non è possibile abusare. Così l'utilità dei verdiniani torna forte e permette di far passare quei provvedimenti meno graditi alla sinistra Dem.

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