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Il direttore Inps indaga sul buco che ha fatto lui

Alessandra Menzani
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In un periodo in cui si discute di possibili conflitti di interesse da parte di ministri più o meno coinvolti nel cosiddetto "Salva-banche", in pochi si sono accorti di un altro paradosso che riguarda i vertici dell' Inps, e in particolare l' attuale direttore generale Massimo Cioffi. Una vicenda che fa tornare alla mente le disavventure dell' ex presidente dell' Inps Antonio Mastrapasqua. Infatti l'istituto previdenziale ha in corso accertamenti sugli accordi firmati dal gruppo Enel con 11 mila lavoratori in uscita ai tempi in cui il capo del personale era lo stesso Cioffi. Nel pentolone dell' esodo incentivato, esonerato dal pagamento dei contributi, l' azienda elettrica  avrebbe inserito le mensilità aggiuntive e i Tfr, voci per cui è, invece, obbligatorio il pagamento dei contributi previdenziali. In sostanza, per quei lavoratori esodati non sarebbero state volutamente pagate le "marchette" aggirando la normativa vigente, e il danno per le casse dello Stato sarebbe di circa 20 milioni di euro. L' accertamento dell' Inps è iniziato nel febbraio del 2014 a seguito di una segnalazione da parte della Guardia di Finanza e sta proseguendo su 12 società del gruppo. Le Fiamme Gialle avevano informato la Direzione centrale entrate contributive dell' istituto previdenziale dei presunti illeciti commessi dall' Enel e l' Inps decise di acquisire tutta la documentazione relativa, compresi gli accordi firmati da Cioffi. Il quale era evidentemente a conoscenza delle contestazioni. Dopo cinque mesi di grattacapi, nel luglio del 2014, Cioffi ha lasciato la poltrona che scotta e il 27 febbraio di quest' anno è approdato al nuovo e prestigioso incarico di dg dell' Inps. Un ruolo che, come vedremo, lo ha reso direttamente responsabile delle indagini sul buco causato dall' ufficio che dirigeva all' Enel. A questo bisogna aggiungere che il presidente Tito Boeri lo ha scelto nonostante la presunta mancanza dei requisiti di Cioffi denunciata dal suo predecessore Mauro Nori alla Presidenza della Repubblica. Un ricorso pendente davanti al Tar del Lazio. Intanto la Procura di Nocera Inferiore sta indagando sul presunto conflitto di interessi del dg. È un filone della cosiddetta inchiesta "Mastrolindo", riguardante i verbali ispettivi dolosamente gonfiati per ottenere premi e incentivi non dovuti. La procura nocerina nell' ambito delle sue investigazioni ha ascoltato, tra gli altri, Daniela Carlà, già presidente del collegio dei sindaci Inps, ora all'Inail, che più volte ha denunciato il mal costume interno all'istituto, Rosanna Casella, ex direttore centrale delle Risorse strumentali attualmente al Bilancio, e Fabio Vitale, direttore della Vigilanza, sospeso a settembre per motivi disciplinari per fatti risalenti ai tempi in cui era direttore della Toscana. Vitale è il dirigente che ha portato avanti gli accertamenti sul caso Enel chiedendo che fossero chiusi in tempi brevissimi e mettendo in evidenza il grave conflitto del direttore generale. La sospensione di Vitale è stata firmata dallo stesso Cioffi. Successivamente la direzione Vigilanza senza più il suo direttore è stata affidata alla vicaria scelta dallo stesso dg, Maria Giovanna Cassiano, ex dirigente della Vigilanza in Calabria e ora promossa collaboratrice di Boeri presso l' ufficio di presidenza. Ma la separazione di ruoli sarebbe stata solo formale. Infatti il direttore generale con una lettera del 28 ottobre del 2015 ha chiesto al suo vicario, Antonello Crudo, e a Gabriella Di Michele, direttore centrale Entrate contributive, di essere direttamente informato su tutti gli sviluppi della vicenda. A dispetto di ciò in una recente nota ufficiale dell' Inps si legge che Cioffi «per evitare qualsiasi ipotesi di conflitto d' interessi, anche solo potenziale, d' intesa con il presidente ha disposto che qualsiasi informazione riguardante procedimenti Enel non fosse portata a sua conoscenza, bensì a quella del presidente». La verità è che quando è emerso che la procura di Nocera indagava sull' affaire, Boeri, preoccupato, ha ufficialmente avocato a sé l' indagine. Nonostante questo, autorevoli fonti interne dell' istituto hanno raccontato a Libero che Di Michele continuerebbe a organizzare incontri di lavoro per informare il dg sugli esiti finali degli accertamenti ispettivi nei confronti dell' Enel che con i nuovi filoni aperti dovrebbero far registrare alla fine un debito, tra mancati contributi e sanzioni civili, di oltre venti milioni di euro. Paradossalmente Boeri, nel corso dell' ultima audizione tenuta presso la Commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali ha lanciato il grido d' allarme sull'ingente quantità di crediti contributivi (95 miliardi) che l' Inps non riscuote o che non vengono saldati. Per questo ha denunciato «i furbetti che non pagano i contributi». Peccato che tra questi dovrebbe inserire pure il suo direttore generale che con la sua gestione ai tempi dell' Enel ha mandato in corto circuito i conti del cosiddetto Fondo dei lavoratori del settore elettrico dell' Inps. Ma se il conflitto di interessi è evidente, resta da verificare l' eventuale dolo dell' uomo che vuole tagliare il 20 per cento del personale Inps e gestire in house gli appalti informatici (del valore di centinaia di milioni) al di fuori delle regole della Consip, la società del ministero dell' Economia e delle finanze che gestisce le gare pubbliche. Di Cioffi si è occupato una ventina di giorni fa pure il Fatto quotidiano; subito Enel e Inps hanno inviato due distinte rettifiche, con cui, in realtà, hanno offerto ben quattro conferme: l' esistenza del buco previdenziale, del conflitto d' interessi («anche solo potenziale»), delle indagini della Guardia di finanza e dell' Inps. Delle indagini di Nocera, invece, nulla sapevano. Giacomo Amadori

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