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Pd, Bersani propone la Finocchiaro alla segreteria: è subito scontro

Scontati i si di D'Alema e Veltroni, rimangono da convincere 'giovani turchi'. Mentre Renzi e Civati vogliono precise garanzie...

Sebastiano Solano
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di Sebastiano Solano Il Pd cerca ancora se stesso. Serve un congresso e subito per definire il nome del nuovo segretario. Così a quanto pare in largo del Nazareno hanno deciso di fare in fretta. Prende corpo l'ipotesi che si possa andare a un anticipo del congresso previsto sulla carta per ottobre. Secondo la voce che gira con insistenza in ambienti parlamentari, vista la difficoltà di un'intesa ampia su un segretario traghettatore si starebbe valutando la possibilità di accelerare i tempi congressuali per fissare l'appuntamento prima dell'estate.  In quel caso, Pier Luigi Bersani resterebbe segretario nonostante le dimissioni, una sorta di prorogatio per accompagnare il percorso. Su questa linea si starebbe coagulando un certo consenso tra le varie anime del partito.   Resta, comunque, in campo anche la via naturale dell'elezione sabato all'assemblea di un segretario pro tempore, ruolo per cui è in pole position Anna Finocchiaro. Le posizoni in campo - Sul nome della Finocchiaro, proposto da Pierluigi Bersani, ci sarebbe il si di Walter Veltroni e Massimo D'Alema e la non opposizione di Matteo Renzi, a cui delle beghe di partito non frega nulla. Anche Beppe Fioroni dovrebbe far convergere il consenso dei suoi sul nome dell'ex-capogruppo Pd al Senato, ma ad una condizione: che il suo sia un nome condiviso. Ma così non è. L'atteggiamento dei 'giovani turchi' e della frangia filo-grillina del Pd guidata da Pippo Civati è ancora un mistero. I primi, seppur a malincuore, alla fine potrebbero abbozzare. Brutte sorprese potrebbero arrivare da Pippo Civati e i suoi che da giorni stanno tessendo la tela con M5s e Sel.  Gli ostacoli per la Finocchiaro - Lo scontro potrebbe accendersi non tanto sul nome della Finocchiaro, quanto sulla durata del suo incarico: sarà un semplice reggente o un vero e proprio segretario? E soprattutto: rinuncerà, eventualmente, a candidarsi al Congresso di ottobre? La risposta a quest'ultima domanda è semplice: no, anche perché è già stata fatta fuori dalla presidenza del Senato per logiche di partito, non è stata nemmeno considerata nella nomine ministeriali e non ci pensa proprio a farsi da parte dopo solo qualche mese. E questo è successo non per i veti del Pdl, ma per quelli incrociati all'interno del Pd. Segno che il suo nome è tutt'altro che condiviso all'interno del Pd.  Civati e Renzi pronti a disertare - L'opera di mediazione necessaria alla sua elezione è complessa. I  giovani turchi e soprattutto i civatiani vogliono la garanzia che la Finocchiaro non si candidi al prossimo Congresso: le ambizioni di Civati alla segreteria non sono un mistero. A Renzi interessa invece che la carica di segretario del partito e quella di candidato premier vengano sdoppiate, rese autonome: il suo obiettivo è la leadership del centrosinistra alle prossime elezioni. Insomma, la partita si gioca su più tavoli. Al contempo, essa incrocia i destini del governo. La mancata nomina di Nitto Palma a presidente della Commissione Giustizia è infatti il frutto dei dissidi e degli scontri che stanno dilaniando il Pd. Pronti a scoppiare all'Assemble Nazionale di sabato che si annuncia infuocata.

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