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Assalto al Cav, Pdl: "Subito la riforma della giustizia. Ma Letta: "Non ci penso proprio". E i falchi di Silvio sono pronti alle barricate

Sebastiano Solano
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I pidiellini Augusto Minzolini e Daniela Santanché ne sono convinti: il 24 giugno Silvio Berlusconi sarà condannato a cinque anni. Il riferimento è al processo Ruby, per cui ieri Ilda Boccassini ha chiesto sei anni di carcere per il Cav. Ma questo non è l'unico processo a preoccupare il Pdl. Sempre a Milano, Berlusconi è stato appena condannato in appello per la questione dei diritti televisivi Mediaset, mentre a Napoli Henry John Woodcock è pronto a chiedere il rinvio a giudizio.  Il nodo politico - I tre processi hanno almeno un punto in comune: tra le pene accessorie richieste, o che verranno avanzate, c'è l'interdizione definitiva dai pubblici uffici del Cav. Tradotto: l'eliminazione per via giudiziaria del nemico politico Berlusconi. Il punto, insomma, è politico. E il governo guidato da Enrico Letta non può non tenerne conto, pena la sopravvivenza dell'esecutivo. Ma, almeno al momento, il premier fa lo gnorri: "Cosa dovremmo fare intervenire nei processi di Berlusconi? Ma non esiste, non ci penso proprio", sono state le sue parole. Un via libera ai magistrati, insommma, a cui si aggiunge la cosnegna del silenzio ai ministri del Pdl imposta dallo stesso Letta, che vorrebbe estenderla a tutti i sottosegretari. Un accerchiamento politico-giudiziario a cui il Cav, per il momento, non reagisce, mandando in avanscoperta i suoi.  I falchi del Pdl già in campo - Fabrizio Cicchitto, Altero Matteoli, Maurizio Gasparri, Renato Brunetta: i falchi del Pdl sono pronti ad uscire dal letargo a cui sono stati destinati in questi giorni nel nome della responsabilità nei confronti del governo. Lo stesso Angelino Alfano, che durante la conferenza stampa con Letta ha annuito alle parole di Letta, ha già avvertito il premier: "Se dovessimo arrivare al punto di dover scegliere tra il governo e il partito, noi sceglieremo il partito". Intanto il Pd prova a mettere al sicuro al governo. Anna Finocchiaro è pronta a presentare un ddl per reintrodurre il Mattarellum: se dovesse cadere il governo, è il suo ragionamento, almeno si andrà a votare con una nuova legge elettorale. Ma questa è benzina sul fuoco dell'intesa Pd-Pdl. Brunetta è già sulle barricate: quello della legge elettorale non è un punto prioritario e, in ogni caso, non può essere diviso da quello delle riforme costituzionali.  Letta sulla graticola - Schifani va oltre e in un'intervista al Corriere parla esplicitamente di una riforma della giustizia da fare al più presto. Il sottinteso è intuibile: per mettere in sicurezza al governo, bisogna nuetralizzare l'assedio della magistratura. Sulla stessa lunghezza d'onda, tra l'altro, c'è il parlamentare del Pd Luciano Violante: "Il capitolo riforme non è più rinviabile, compresa la giustizia". A modo suo, ovvero criptico, anche Massimo D'Alema la pensa allo stesso modo. Ha dichiarato al Corriere: "Penso che il governo non possa far dipendere il suo destino dalla sentenze". Un segnale, per chi conosce il Lider Maximo, che più chiaro è che suona più meno così: caro Letta, devi darti una mossa, riformare la giustizia è un punto prioritario anche e soprattutto per il proseguio del tuo governo. Un messaggio che Letta, se davvero ambisce ad un futuro da leader, farebbe bene a cogliere. Altrimenti, Matto Renzi non aspetta altro che vederlo affossare.

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