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Da Carrozza a zucca: la ministra Pd che sa solo chiedere soldi e promettere posti

La titolare dell'Istruzione in un mese ha sbagliato tutte le mosse, agitando pure le dimissioni. Se le desse, la scuola sopravviverebbe

Giulio Bucchi
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  Già la chiamano ministro in Carrozza. E in effetti lei sembra  confondere il governo con una passeggiata a cavallo verso il  castello incantato. Da quando è all'Istruzione, infatti, non ha ancora prodotto né un'idea che si possa ricordare né una proposta  per cambiare. In compenso ha già cominciato a battere cassa. Faccia nuova, metodo vecchio: c'era bisogno di andare a prendere  un'esperta di biorobotica, neorobotica, biomeccatronica e robotica umanoide, per avere un comportamento uguale a quello di “Alice nel Paese delle Meraviglie”?   «Ci vogliono più soldi», ha dichiarato infatti dopo un mese di attenta riflessione sui dossier scuola. Quando si dice essere dei luminari. Anna Maria Carrozza, infatti, è stata rettore al Sant'Anna di Pisa, nonché visiting professor di biomeccatronica all'Università tecnica di Vienna, guest professor all'Università dello Zhejiang in Cina e ricercatrice nel laboratorio di robotica umanoide della Waseda University di Tokyo. I progetti a cui si dedica hanno titoli che sembrano romanzi di fantascienza: Nanobiotouch, Nanobiotact, Neurobotics, CyberHand, RobotCub. Tutto perfetto? Sì,  se non fosse che, evidentemente, nel frequentare tutti questi scienziati, la nostra prof si dev'essere dimenticata  alcune regole base della scuola primaria. Per esempio: due più due fa quattro. E non può fare cinque. Proprio non c'è verso. Magari per la robotica umanoide sì, ma per un umano no. In nessun modo. Nemmeno se è al governo. Scenda dal pero - La ministra in Carrozza, però, non si dà pace per queste stringenti regole aritmetiche. Lei è abituata a spaziare nel mondo fantastico di Cyberlegs:  può fermarsi di fronte alla meschina ragioneria di Saccomanni? E così, come se venisse giù dal pero umanoide, come se non sapesse nulla di vincoli di bilancio, Europa, tagli alla spesa, rigore contabile, etc etc, come se fosse davvero un incrocio fra la fiaba di Alice e CyberHand, se ne esce l'altro giorno con la sua prima frase storica da ministro: «Più risorse alla scuola pubblica o mi dimetto». Che è un po' come quei bambini viziati che arrivano sul campetto  dell'oratorio, sentendosi forti perché hanno le scarpette  ultimo modello. E prima di iniziare la partita, minacciano: «Se non mi fate segnare, me ne vado». Risposta inevitabile: ma va' dove ti pare... Essendo esperta di scienze del futuro, infatti, la Carrozza non ha nemmeno quel po' di sana cautela che avevano i ministri del passato: parla come Misasi e la Iervolino,  per dire, ma almeno loro avevano il buon gusto di  lavorare qualche mese in viale Trastevere prima di diventare minacciosi. Lei,  sentendosi Cyber-Donna, minaccia ancor prima di parlare.  L'Unità, che è sempre fantasiosa nel  giustificare gli esponenti del Pd, parla di «ultimatum preventivo». Davvero questa ci mancava: l'ultimatum, come dice la parola stessa arriva alla per ultimo, cioè alla fine di una lunga trattativa. Qui, invece,  è «preventivo».  Cioè si fa prima. Dev'essere anche questa una trovata della biomeccatronica. E dunque, a questo punto, non ci resta che aspettare la fine del mandato per ascoltare le linee programmatiche iniziali del ministro. Magari con una bella premessa  come saluto conclusivo.  Se poi il saluto conclusivo, causa ultimatum, dovesse essere anticipato a domani, beh, ce ne faremo una ragione.  Senza problemi.  Anzi: per quel che ci è dato conoscere finora, l'assenza del ministro Carrozza dal governo non pare in grado di provocare gravi danni al Paese. Fino a prova contraria sembra che possa provocarne di più la presenza. Oltre a volere assumere più insegnanti (anzi «un esercito di nuovi insegnanti»), come se il problema della scuola non fosse l'opposto cioè quello di avere troppi insegnanti e di pagarli malissimo, l'ex rettore di Pisa ha avuto una sola altra idea in queste prime settimane di attività: «per avere una visione unitaria» vuole fare un «libro bianco sulla scuola». Un libro bianco, capite? Ha passato la vita fra Nanobiotouch e Nanobiotact, e poi appena veste i panni ministeriali non trova di meglio che compilare l'ennesima inutile scartoffia chiamandola pure «libro bianco»?  A questo punto dobbiamo ammetterlo serenamente: le dimissioni, tutto sommato, sono il minore dei mali. Q.I. artificiale? - D'altra parte anche il libro bianco, come la richiesta di soldi e la spinta ad assumere «un esercito di insegnanti», potrebbe essere classificato sotto l'incipit: “C'era una volta”. Ma qualcuno potrebbe spiegare al ministro che nonostante il “c'era una volta” e e nonostante il suo cognome da cocchio con cavalli, quello che le hanno dato non è un posto da favola? Che andare al governo non è come andare ad una festa danzante? Che Enrico Letta, nonostante l'occhio ceruleo, non è un principe azzurro? E che quelle che vede in mano al ministro Saccomanni sono  forbici, non una bacchetta magica che trasforma i desideri dei ministri in denaro sonante? Dicono che la prof che sia una delle più brave al mondo in fatto di intelligenza artificiale. Bene: ora ci aspettiamo la prima prova evidente di intelligenza umana.  Altrimenti dovremmo pensare che, proprio come nelle favole, anche nella realtà del governo l'incantesimo è durato poco: pensavamo di avere una Carrozza. Ed invece era solo una zucca.    

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