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M5S, trenta senatori voteranno contro l'espulsione della Gambaro

Beppe Grillo

Ignazio Stagno
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Beppe Grillo è isolato. Il Movimento sta per voltargli le spalle. Non tutto, ma una parte consistente. Il voto sull'espulsione della senatrice Adele Gambaro che ha criticato il leader definendolo "il problema del M5S" sta letteralmente spaccando il fronte a Cinque Stelle. Per lunedì è prevista la riunione congiunta di senatori e deputati in cui sarà deciso il destino della dissidente. A soprpresa al Senato, su 54 eletti, circa 30 sono dalla parte della Gambaro e voteranno contro l'espulsione. La fronda anti-Beppe si allarga e viene allo scoperto. La riunione di lunedì pomeriggio ha il sapore di un processo, tanto da essere stata convocata ufficialmente sul blog di Beppe Grillo. Ma il processo rischia di ritorcersi contro al capo, che potrebbe essere di fatto sconfessato. Il processo del lunedì -  I senatori - che oggi, venerdì 14 giugno, hanno proseguito il confronto sulla vicenda della senatrice 'colpevole' di aver criticato in modo eccessivo Beppe Grillo - si incontreranno di nuovo lunedì mattina nella speranza, perseguita da alcuni, di disinnescare il caso. I colleghi della Gambaro vogliono salvarla, ma per farlo dovranno di fatto scaricare Beppe. Il voto sulla Gambaro è diventato una sorta di referendum su Grillo. Lui lo aveva invocato proprio il giorno in cui la Gambaro lo ha accusato di essere un freno per il Movimento, ma Beppe poco dopo si rimangiò quel "ditemi se il problema sono io", per poi dichiarare guerra alla senatrice chiedendone l'espulsione. Referndum su Beppe - Beffa delle beffe ora il processo alla Gambaro è diventato il processo a Grillo. Il leader è stanco, demotivato. Con i suoi avrebbe sbottato: "Sono pronto a lasciare e a ritirare il simbolo del Movimento. Non c'è riconoscenza nei miei confronti". E in tanti tra gli amici vicini sussurrano della possibilità di gesti clamorosi. Uno su tutti, Pippo Baudo, spiega che Grillo sarebbe tentato dall'addio per tornare in teatro. I senatori che voteranno contro l'espulsione della Gambaro ci tengono a precisare che quel voto "non significa essere mandati via dal Movimento, ma sarà un modo per schierarsi su posizioni ben precise. Non è detto ancora che questo significhi una scissione o una fuoriuscita da M5s". Ma è inutile negare che se la Gambaro dovesse restare al suo posto, Beppe Grillo per la prima volta si troverebbe in minoranza a casa sua. Trenta pronti a mollare -  Gli ortodossi grillini invitano alla calma: "Se vanno via una trentina di persone non è un problema, almeno si sa con chi si sta". In assemblea ci sarebbe stato anche chi, come Vito Crimi, avrebbe insistito sul ruolo di Grillo per il Movimento. C'è chi ha profilato un ruolo ormai di capo politico e non solo di megafono dei cosiddetti 'grillini'. Così criticare lui significherebbe ledere l'immagine del Movimento stesso. Ed è proprio questo il punto. Il voto di lunedì è un referendum su Beppe e sullo stesso Movimento. Un esito pro-Gambaro aprirebbe nuovi scenari, e a quanto pare i senatori a Cinque Stelle sarebbero tentati di battere questa strada per rompere finalmente le catene con Beppe. Fra i parlamentari c'è anche chi replica alle osservazioni di coloro che di fatto dicono che "è meglio contarsi e rimanere pochi ma buoni". In tanti ora si chiedono cosa è rimasto di quel Movimento che il 25 febbrario si riuniva al bar del Fico a Roma per brindare alla rivoluzione pentastellata. "Siamo tante persone diverse che vengono da mondi diversi. Tutti rappresentano il Movimento 5 stelle", è la risposta. Loro lo rappresentano, ma (forse) Grillo non lo rappresenta più. (I.S)

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