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Che gaffe il ministro:assume l'addetto stampacon un bando illegittimo

Antonio Castro
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Quasi 6 milioni di disoccupati, cassintegrati, precari, esodati. Sembra un paradosso che proprio nell'anno della crisi occupazionale peggiore che l'Europa ricordi (26 milioni di inoccupati a livello continentale) al ministero dell'Università e della Ricerca scientifica (Miur) facciano fatica a trovare un nuovo capo ufficio stampa. Eppure il compenso - per questo contratto a termine che durerà quanto il traballante governo Letta - è di tutto rispetto: 75.151 euro (e 98 centesimi). Lordi ovviamente. Per fare cosa? Ricostruire il sito internet, attivarsi con i social network e mettere in piedi la comunicazione del ministero.  Non ci sarebbe nulla di nuovo - le funzioni fiduciarie dei ministeri sono tradizionalmente affidate ad personam dai titolari - neppure per il neoministro Maria Chiara Carrozza , se non fosse che il bando pubblico (del 7 giugno sul sito del ministero), è illegale. O meglio non rispetta la legge. Infatti non prevede minimamente che a svolgere funzioni giornalistiche sia un iscritto all'Ordine. Forse Carrozza, o il capo di gabinetto che ha firmato il bando, Luigi Fiorentino,  per svecchiare la piattaforma on line preferiscono  pescare sul libero mercato rifiutando i paletti imposti dalla casta degli ordini professionali. Peccato che il bando (scade domani il 17 giugno, neppure uno yogurt resta in frigo così poco) sia stato intercettato anche dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti che nei giorni scorsi, con un telegramma, ha richiesto «l'immediata modifica dell'avviso»  per «palese illegittimità rispetto al vigente ordinamento in tema di disciplina delle attività di informazione e comunicazione della Pubblica Amministrazione». Il Miur», è la contestazione del Consiglio nazionale, «ha, infatti, pubblicato un invito a presentare entro il 17 giugno 2013 manifestazioni di interesse per la copertura del posto di Capo Ufficio Stampa del ministero», «omettendo di citare tra i requisiti di partecipazione l'iscrizione obbligatoria all'Albo dei giornalisti, come tassativamente indicato dall'art. 9 della legge n. 150/2000 e specificato dall'art 3 del regolamento applicativo». Spulciando la richiesta si scopre che il ministro Carrozza non vuole solo una valanga di curriculum da vagliare, ma chiede anche un particolareggiato piano di comunicazione, «un progetto editoriale della estensione massima di tre cartelle (A4)», specifica il bando. Forse il capo di gabinetto è un po' indaffarato, forse il ministro ha troppo da fare in questa concitata fase per conoscere la legge in materia però al ministero - per gli uffici in diretta collaborazione - sanno bene come comportarsi. Alla Corte dei Conti (così come alla Ragioneria) il bando inusuale e illegale non è passato inosservato. O il ministero allungherà le scadenze per correggere la “svista” oppure qualcuno finirà nei guai. Va bene il rapporto fiduciario, però è lecito attendersi che questo genio incompreso della comunicazione istituzionale (forse già individuato, malignano al ministero) abbia perlomeno i requisiti di legge per incassare 75mila euro. Insomma, delle due l'una: o qualcuno che scrive e firma i bandi è incompetente oppure  è in malafede. Antonio Castro

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