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La Lega tende la mano a Berlusconi: "Fai cadere Letta e facciamo l'asse per il Nord"

Tosi e Maroni

Contatti tra Maroni e il Cav: il Carroccio vuole le elezioni anticipate e lancia Tosi candidato premier

Eliana Giusto
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Elezioni politiche a ottobre, con un rinnovato asse del Nord per puntare al governo romano. Roberto Maroni lo scrive anche su Twitter: «Il PdL evoca la guerra civile, il Pd lo accusa di eversione. E questa sarebbe una maggioranza di governo? Letta go home, elezioni subito». Quello che il leader padano non dice ancora apertamente, è che in via Bellerio ne stanno già parlando col Cavaliere. Tanto che i lumbard immaginano delle novità a breve termine. Per esempio, un loro candidato alle primarie del centrodestra per aspirare a Palazzo Chigi. Perché il Carroccio spera che Berlusconi punti davvero alle urne. Ma poi si aprirebbe il solito problema: i padani accettano il Berlusconi capo della coalizione, non quello aspirante premier. La stessa situazione dello scorso febbraio. Con una differenza sostanziale: allora le primarie di coalizione saltarono. Al prossimo giro, Maroni le vuole. Anche perché ha già un candidato ideale. Flavio Tosi. Il sindaco di Verona sta studiando da leader nazionale e Bobo lo lascia fare. Ha lanciato una fondazione «per guidare l'Italia» e che, guarda caso, tra le priorità cita la riforma della giustizia. Non è l'unica novità che hanno in mente i vertici leghisti. C'è anche l'immagine del partito. Perché se il Pdl torna a Forza Italia, non è detto che i lumbard restino così come sono. Il nome «Lega» e «Nord» sono intoccabili, ma in via Bellerio ammettono che stanno pensando a un restyling. Magari a un rinnovato sistema di alleanze. O più probabilmente a una nuova federazione, con al centro un Carroccio aperto ad altre realtà. «Lavori in corso» spiega un dirigente  di punta. Tutti questi progetti sono legati alle scelte di Silvio Berlusconi. Sempre lui. Ancora lui. Dopo quasi vent'anni. «Gli ho detto che se certe cose non sono state fatte la colpa è sua e non di altri» dice Maroni. «Detto questa, la riforma della magistratura va fatta e questa maggioranza non ne è in grado». La soluzione ideale per la Lega è una. Nuove elezioni. Che, secondo alcuni parlamentari, potrebbero far comodo anche al Pd perché «così verrebbe congelato il congresso e farebbero fuori Renzi». Le urne sono necessarie anche per rispondere alle toghe. Perché anche la Lega ha visto una forzatura nella condanna del Cavaliere. Tanto che Matteo Salvini - non certo tra i più berlusconiani della compagnia - ha definito i giudici «faziose».  Maroni ha parlato con Berlusconi anche prima della sentenza. L'ex premier – raccontano da via Bellerio – era sicuro di sfangarla. Perché sosteneva che solo due giudici su cinque fossero di Magistratura democratica. Evidentemente ha peccato d'ottimismo, perché il verdetto è arrivato all'unanimità. E gli azzurri  hanno subito chiesto la grazia a Giorgio Napolitano: «Eppure avevano altre vie per raggiungere l'obiettivo, anche parlandone prima col Guardasigilli Annamaria Cancellieri» ragiona un colonnello leghista. Berlusconi aveva tempo fino a metà ottobre per studiare qualche strategia. E invece i suoi falchi sono volati al Quirinale. Tirando per la giacca il Capo dello Stato, che infatti s'è stizzito. «Evidentemente hanno intenzione di rompere» osserva Maroni con i fedelissimi. E insiste: «Per noi va benissimo. Siamo pronti alle elezioni anticipate. Anche perché se il Pdl vuol cambiare la giustizia, di sicuro non può farlo con il Pd. Questo governo, poi, sta preparando un attacco senza precedenti alle autonomie locali». Il cruccio del Carroccio sono le parole del ministro Graziano Delrio. «Vuole Regioni più leggere» aggiungono alcuni colonnelli lumbard «ma non significa far diventare più pesanti i Comuni. Vogliono far diventare ancora più pesante Roma. È un ritorno agli anni Settanta». Anche per questo serve che Berlusconi stacchi la spina. E invocano riforme a tutto campo. Anche tra i dirigenti leghisti si parla di «deriva giustizialista», con i giudici che hanno inventato un reato non presente nel codice. Il “non poteva non sapere”. Una scelta, dicono in via Bellerio, simile a un'altra forzatura “come il concorso esterno in associazione mafiosa”. Perché «la responsabilità penale è personale, ma in questo modo anche chi non commette reato o chi semplicemente “non poteva non sapere” rischia di essere condannato come chi commette il fatto». Fanno un esempio. Un poliziotto raccoglie una denuncia contro uno stalker. Se poi lo stalker uccide la sua vittima, anche l'agente è imputabile di omicidio? Quella delle ultime ore, ascoltando alcuni ragionamenti, è una Lega più vicina al Cavaliere di quanto non si possa pensare. Molto più vicina anche di quando Berlusconi aveva finalmente rotto con Mario Monti. Allora, c'era da ricostruire una faticosa alleanza. Sia in Lombardia per il dopo-Formigoni che a Roma. Ora ci sono milioni di elettori delusi da riconquistare. di Matteo Pandini

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