Renzi: "Berlusconi? Le sentenze vanno rispettate. Letta? Se non è in grado, lasci"
"Il Cavaliere? Sentenze da rispettare. Il premier? Se non è in grado, lasci. Il Pd ora cambi e si prenda i voti del Pdl"
Rompe il silenzio, Matteo Renzi. Lo fa in grande stile, dalla terra del rivale Pier Luigi Bersani, alla festa del Partito democratico di Castelfranco Emilio. Il sindaco di Firenze esordisce con una citazione di Ligabue: "Vorrei che il Pd trovasse il gusto di innovare e non si limitasse a dire non è tempo per noi come Ligabue, e che non si limitasse ai purtroppo. Vorrei - ha aggiunto - che il Pd corresse per raggiungere il futuro". Un nuovo attacco ai democratici, insomma. "E per farlo - prosegue - anche noi avremmo bisogno di innovare, la vecchia tessera non basta più". Un Pd da rottamare - Renzi, nel suo intervento, spiega: "Faccio il tifo per il governo e spero che il governo realizzi le cose che deve fare. Ma perché questo accada, il governo non deve usare la voce del verbo durare. Il governo deve fare", tira le orecchie a Enrico Letta. "Se il governo non è in grado di fare le cose che ha promesso, però, non dia la colpa a chi è fuori dal Parlamento". Il sindaco sbandiera il suo sostegno alle larghe intese, ma subito dopo lavora ai fianchi del premier: "Non accetto che mi si accusi di logorarlo perché dico quello che penso". Poi un'altra bordata: "Il fatto che sia stato rimandato il voto sul taglio al finanziamento dei partiti è clamoroso". Quindi altre parole di fuoco: "Bisogna avere il coraggio di tornare alla politica, con il coraggio di capire che non si può andare avanti con questi politici". Arriva anche un avvertimento: "Basta con il dire e il non fare. Caro presidente del Consiglio vai avanti nel fare quello che devi, ma non cercare alibi..." "Cav, sentenze da rispettare" - Nel discorso del rottamatore non poteva mancare un passaggio sulla condanna di Silvio Berlusconi. "Il compito del Pd - spiega - è salvare l'Italia, e per salvare l'Italia si parte da un principio: le sentenze si rispettano, la legge è uguale per tutti". Renzi invita poi i democratici a premere sull'acceleratore: "E' vent'anni che stiamo aspettando Berlusconi. Alcuni dirigenti del Pd hanno detto che dobbiamo aspettare di vedere cosa fa il Cavaliere. Almeno il congresso del Pd possiamo farlo senza di lui?". Poi l'appello a Guglielmo Epifani: "Al segretario del mio partito dico: fissiamolo questo congresso. Non parlerò di regole, di meccanismi. A me sta a cuore un Pd che torni a dare del tu alla speranza e al futuro". Caccia ai voti - Ma la maschera, Renzi, la getta definitivamente quando tuona: "Il Partito democratico deve giocare all'attacco, non deve avere paura dei fantasmi". Quindi la frase che suona come una chiamata alle urne: "Ora più che mai vanno presi i voti dei delusi del Pdl. E accanto a loro, i delusi del Pd e quelli di Grillo che speravano in un cambiamento. A forza di avere la puzza sotto il naso continueremo a perdere le elezioni". Matteo, insomma, sente odore di urne. Finge il sostegno a Letta, in parallelo avalla l'esilio politico di Berlusconi e conclude invocando la "caccia ai voti". L'assedio al premier è ripreso.