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Berlusconi, la carta di Ghedini: servizi sociali per evitare la decadenza

Il legale in pressing ma c'è un problema: bisogna far slittare il voto in giunta. Incandidabilità, la legge Severino "non si può applicare"

Giulio Bucchi
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Niente grazia, perché non la chiederà lui e perché, in fondo, non cambierà molto la sostanza politica. La via d'uscita ch Silvio Berlusconi sta cercando in questi giorni drammatici sarebbe un'altra, consigliata dal suo legale Niccolò Ghedini (quello messo in ombra dal collega Franco Coppi nei convulsi giorni della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset): l'affidamento ai servizi sociali. Il Cavaliere, chiuso ad Arcore, ai pochi fedelissimi ammessi in villa continua a ripetere: mai e poi mai. L'ex premier vivrebbe questa soluzione, all'alba dei 77 anni, come un'ulteriore umiliazione. Ma c'è anche la questione-governo, legata al voto sulla sua decadenza da senatore. Se il Pd, come annunciato, voterà a favore, un minuto dopo cadrà anche Letta.  La carta di Ghedini - Questione politica e giudiziaria, ancora una volta, vanno a braccetto. E Ghedini torna in pressing. Come scrive Barbara Romano su Libero di domenica 18 agosto, il difensore è convinto che l'affidamento ai servizi sociali sia più efficace perché, contrariamente alla grazia, estinguerebbe gli effetti penali della condanna. Quindi, anche la decadenza. Mina che però verrebbe disinnescata solo se l'affidamento andasse a buon fine. Quindi, non prima di nove mesi. La soluzione di Ghedini presuppone, perciò, un accordo col Pd per sospendere la procedura sulla decadenza di Berlusconi da senatore in corso nella Giunta per le immunità. Il voto in Giunta è previsto per il 9 settembre, ma può slittare. E se slitta, le conseguenze sono due: votare entro il 2013 diventerebbe di fatto impossibile (e il voto in autunno è la tentazione di molti falchi Pdl) e il governo sarebbe salvo di fatto fino alla primavera 2014, potendosi concentrare su legge finanziaria e riforma elettorale. Il punto è: accetterà Berlusconi di andare ai servizi sociali? E accetterà il Pd di concedere una via d'uscita al nemico? Il pasticcio della legge Severino - Il nodo sulla "agibilità politica" del Cavaliere, peraltro, resta. La legge Severino prevede l'incandidabilità per i politici condannati in via definitiva a pene superiori ai 2 anni. A sinistra, molti ribadiscono come la norma coinvolga anche Berlusconi, escludendolo di fatto dalle eventuali elezioni anticipate. Ma molti giuristi non sono d'accordo, come riporta Laura Cesaretti sul Giornale. L'articolo 66 della Costituzione spiega: "Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e incompatibilità". Dunque sarebbero Camera e, nel caso del leader Pdl, il Senato a dover esprimersi. E qui si torna al caso già citato. Ma secondo il costituzionalista Giovanni Guzzetta è l'applicazione della legge Severino al caso Berlusconi sarebbe "incostituzionale" e "violerebbe la Convenzione europea dei diritti dell'uomo" in quanto retroattiva (la legge è del 2012, i reati per cui è stato condannato Berlusconi risalgono a inizio anni 2000). Se fosse applicata retroattivamente, aggiunge il professor Paolo Armaroli "bisognerebbe dire che anche in campo penale c'è la retroattività della legge. Gli unici casi in cui si applica la retroattività dalla legge penale si verifica quando si passa da un regime all'altro, per esempio dal fascismo alla democrazia". Secondo il professor Antonio Leo Tarasco (Pontificia università gregoriana di Roma), poi, la Carta "pone nel popolo e non nella magistratura la sovranità". Sarebbe solo il voto, dunque, a sancire chi può entrare in Parlamento. E per il professor Alessandro Mangia, intervistato da Sussidiario.net, l'incandidabilità di Berlusconi per la sentenza Mediaset sancirebbe la prevalenza del potere giudiziario su quello legislativo. Sulla incandidabilità di Berlusconi, conclude, solo le Camere possono decidere. 

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