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Letta: la legge elettorale a ottobre No a prevalere di interessi di parte

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Rimini, 18 ago. (Adnkronos) - A ottobre andrà approvata la legge elettorale "per consentire al cittadino di tornare a diventare arbitro". A dirlo è il presidente del Consiglio Enrico Letta, parlando al Meeting di Rimini dal palco della XXIV edizione della kermesse di Comunione e Liberazione che ha preso il via oggi per finire il 24 agosto. "Abbiamo una grande occasione", ha detto Letta, riferendosi alla decisione del Parlamento di discutere la riforma della legge elettorale con la procedura d'urgenza, perché "è il cambiamento più urgente che ci sia". L'attuale sistema, aggiunge, "così com'è non funziona". Il premier ha poi ricordato la necessità di procedere alla riforma del finanziamento ai partiti e alle riforme istituzionali, "che consentano il ricambio, una democrazia efficiente e una capacità decisionale che purtroppo oggi manca". "Non voglio che nessuno interrompa un percorso di speranza che abbiamo iniziato", ha scandito il presidente del Consiglio. "Sento profondamente il senso del limite - ha affermato - ma so anche che personalmente (e non l'ho cercata) ho una missione: rendere conto della speranza di un'Italia che vuole uscire dalla crisi e che sa che si può uscire dalla crisi. Voglio rendere conto di questa speranza, non voglio minimamente che nessuno interrompa questo percorso di speranza che abbiamo cominciato". "Contro l'ideologia del conflitto permanente - ha esortato Letta - dobbiamo far vincere la logica e la forza fecondatrice dell'incontro. I professionisti del conflitto vogliono coprire il loro vuoto di valori e di idee con il conflitto permanente, vogliono tener viva la rendita di posizione che consente il conflitto permanente. Alla gente non bisogna dire votami perché se no vince l'altro, l'Italia per troppi anni ha avuto una politica che ha finito per essere ricompresa dentro queste categorie". "L'incontro non è l'annullamento della propria identità, fa paura soltanto a chi è incerto della propria identità e dei propri valori. Non si è convincenti se si chiede il consenso soltanto per evitare che arrivi il nemico. Questo è un modo di far politica che ha fatto male all'Italia in tutti questi anni". "L'uscita dalla crisi è a portata di mano - ha detto -, è possibile, a seconda di cosa facciamo noi. Se guardiamo al futuro usciremo dalla crisi; se ci fermiamo con la testa sempre rivolta al nostro passato non usciremo dalla crisi". "Gli italiani puniranno coloro che anteporranno gli interessi personali e di parte rispetto all'interesse comune che è quello dell'uscita dalla crisi". "Due anni fa ascoltavamo un intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che apriva i lavori del Meeting. La crisi cominciava a mordere e si aveva la percezione che l'Europa non trovava soluzioni. Ci rendemmo conto che quel discorso non era un discorso normale, non era una giornata normale. Stavamo vivendo una giornata che ha cambiato la storia del nostro Paese". "Da quel discorso, da quel richiamo alle Istituzioni, alla politica, agli uomini di buona volontà, 'parlate il linguaggio della verità', che fece il Presidente Napolitano - ha sottolineato il premier - è cominciato un cambiamento per il nostro Paese". A proposito delle tasse Enrico Letta ha annunciato che "dovranno scendere nel modo giusto che si potrà fare" e che "le spese andranno contenute". Il premier ha poi lanciato un appello per l'Egitto L'Europa deve essere "capace di assumersi le proprie responsabilità, penso alle immagini che ci arrivano dal martoriato Egitto: non possiamo essere fermi e silenti rispetto a quello che sta accadendo". "Il dramma dei giorni nostri - ha sottolineato il premier- in cui si vedono quelle immagini e si discute sui tour operator e sugli italiani e gli europei in vacanza o non in vacanza nelle località turistiche del mar Rosso. La contraddizione di un tempo che mette insieme immagini così contrastanti e contraddittorie". Citando Sarajevo, Mostar, Vukovar e Srebrenica, Letta ha ricordato la "vergogna di un'Europa che ci ha messo anni ad affrontare dentro il suo territorio, la sua anima, uno dei più terribili conflitti etnici che sia mai accaduto. Mai più quella vergogna accaduta anche per colpa della nostra incapacità di decidere".

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