Luigi Di Maio, Forza Italia: "Mai appoggio esterno a un governo a guida 5 Stelle"
Non ha certo scaldato i cuori il discorso di Luigi Di Maio al termine del secondo incontro con la presidente incaricata Elisabetta Casellati. Il candidato premier 5 Stelle ha escluso di sedersi al tavolo con Forza Italia e Fratelli d'Italia e di accettare ministri di quei due partiti nel "suo" governo. Il leader leghista si è limitato a un laconico "non interpreto i pensieri degli altri, continuano a sperare che si riconosca il voto degli italiani" riferendosi ai suoi alleati di centrodestra. Reazioni più dure da forza Italia: “Il Centrodestra unito con Forza Italia era pronto a lavorare per la nascita del governo della buona volontà, quello che accettava nel nome della responsabilità e del senso dello Stato una maggioranza parlamentare con il partito arrivato secondo alle elezioni. Ancora una volta invece sono prevalsi nei 5 stelle i veti e le ambizioni personali: un pessimo segnale figlio della peggiore politica consumato sulla pelle degli italiani” spiega Giorgio Mulé, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi di Camera e Senato. "Partiamo dal centrodestra e riteniamo che tutto il centrodestra debba essere incluso e guidare il governo", ha sottolineato poche decine di minuti fa a Trieste Maurizio Gasparri di Forza Italia, giunto nel capoluogo giuliano a sostegno dei candidati della coalizione all'elezione al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. "Non dobbiamo svendere né i nostri contenuti né la coalizione, e neppure il ruolo di Forza Italia", in quanto, secondo l'esponente FI, "da parte dei 5 Stelle non c'è una pregiudiziale su Berlusconi, ma su Forza Italia", ha spiegato. L'unica apertura, seppur minima, è arrivata dal governatore della Liguria Giovanni Toti, del quale è noto l'orientamento filo-leghista: non credo che un Governo a guida 5 stelle possa avere un appoggio esterno da parte di Forza Italia o Fratelli d'Italia. Questo vorrebbe dire contraddire il significato e la grammatica del voto" lasciando uno spiraglio alla trattativa qualora il premier non fosse targato 5 Stelle.