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Governo M5s-Pd, la sentenza dei sondaggisti. Nicola Piepoli, la "variabile": "Tra due settimane..."

Giulio Bucchi
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Il governo M5s-Pd? Un esperimento di laboratorio a cui stanno lavorando le nomenklature dei due partiti e che rischia di disintegrare, oltre che l'Italia, pure la loro credibilità tra i rispettivi elettorati. È il giudizio, pressoché unanime, di tutti i principali sondaggisti italiani raccolto dalla Stampa.  Leggi anche: Governo Pd-M5s, l'urlo di Giorgetti. "Sarà rivolta del Nord" Secondo Fabrizio Masia, di Emg, "l'elettorato M5S auspicherebbe un governo più che col Pd, con la Lega. E con gli elettori Pd è ancora più complicato, ho fatto un sondaggio: poco più del 70% di chi vota per i democratici è contrario a un'alleanza con M5S". Roberto Weber, di Ixè, sottolinea: "Ci sono segmenti di elettorato 5 Stelle che non avrebbero problemi di fronte a un governo col Pd, sono passati per l'Ulivo. Ma è una fetta minoritaria. E lo stesso vale per gli elettori Pd". Il problema è di fondo: "Chi vota 5 Stelle chiede radicalità, gli altri propongono di rendere maggiormente efficiente questa società. Le due cose non vanno d'accordo". Per Antonio Noto, di Noto sondaggi, "dai dati che abbiamo l'elettorato M5S non è sicuramente a favore di un accordo col Pd, la maggioranza non condividerebbe". Più possibilista l'elettorato Pd, anche se "almeno il 40% non vorrebbe un'intesa con M5S". L'unico sondaggista parzialmente fuori dal coro è Nicola Piepoli: "La trattativa tra 5 Stelle e Pd è insolente nei confronti dell'opinione pubblica, dopo la guerra di questi anni". Ma "in base ad una curva logistica possiamo dire che se i favorevoli ad un accordo ora sono il 10% nei due elettorati, tra quindici giorni possono essere diventati il 90%". Perché? "L'elettorato segue le scelte dei capi" a patto che "il capo sia forte". 

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