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Dietro la scelta di Monti c'è Berlusconi: il patto con i reduci di Scelta Civica

Michele Chicco
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Mario Monti, il professore, abbandona la sua creatura politica, dopo nemmeno un annetto scarso di vita. La sua è una sconfitta politica e umana: si è sentito tradito da chi gli aveva chiesto di sporcarsi le mani con la politica e adesso resterà seduto nel comodo scranno da senatore a vita, ma andrà a rimpolpare il numero degli iscritti al gruppo misto. La vulgata ufficiale recita: "Il sostegno incondizionato al governo di Enrico Letta non mi va bene, lascio". Il realtà la storia è molto diversa: dietro quel "sostegno incondizionato", firmato dai senatori di Scelta Civica, c'è un cineasta di talento che si chiama Silvio Berlusconi. Pierferdinando Casini e Mario Mauro, suoi occhi nelle stanze centriste, hanno vendicato il Cavaliere e fatto fuori Monti seguendo un disegno preciso messo nero su bianco in un pranzo a Palazzo Grazioli. Adesso tutto cambia.  Decadenza del Cav - Innanzi tutto cambiano i rapporti di forza all'interno del partito che perderà, da un giorno all'altro, quell'aplomb istituzionale di stampo montiano. Senza il senatore a vita di mezzo, gli ex montiani potranno spaziare sul terreno politico senza dover badare alla forma: sosterrano Letta e Angelino Alfano, perché nelle larghe intese ci sguazzano, ma non disdegneranno ammiccamenti agli azzurri del Pdl. Sul tavolo c'è la decadenza di Silvio e a Palazzo Madama ne parlano tutti: se gli aut-aut dei falchi del Pdl dovessero diventare ancora più forti ecco che Casini&co potrebbero prendere in considerazione l'ipotesi di salvare Cavaliere e governo. Lavorando dietro le quinte e provando a tessere trasversali trame, i centristi porebbero puntare sul voto segreto e dire "no" alla decadenza di Berlusconi. Le pedine lavorano e le caselle sono già quasi tutte piene: bisogna solo aspettare. Difesa - Un pranzo c'è già stato: Mario Mauro (ex forzista, ex montiano, ora nel governo lettiano) è andato quatto quatto a Palazzo Grazioli appena due giorni fa. Lui, il Cav e altri notabili azzurri hanno pranzato e, di certo, non in silenzio: hanno studiato l'addio di Monti e pianificato il futuro del centro, della destra e della sinistra. Ripreso in mano lo scudo da berlusconiano, il ministro della Difesa ha assicurato a Silvio che le possibilità di una segreta alleanza sulla decadenza c'è, eccome. La resistenza era tutta di Monti perché imbrigliato nel suo ruolo istituzionale che lo condannava al politicamente corretto: senza di lui i centristi si sentono con le mani libere.  Alfetta - In cambio gli azzurri offrono parecchio: il sostegno al governo Letta-Alfano. Le scadenze, nel caso, andrebbero via perché la prospettiva sarebbe del tutto nuova: non marzo 2014, non 2015, ma addirittura si potrebbe tirare avanti fino a fine legislatura. Certo, il piano di azzurri ed ex montiani non fa i conti con il Partito democratico che, però, non potrebbe proprio "accoltellare" ancora una volta un premier dem. E allora lo scenario non appare per niente improbabile: Berlusconi, Alfano, Mauro e Casini hanno capito che tutti possono trovare le soluzioni che cercano. Fatto fuori Monti, i quattro devono solo andare avanti per poter vincere la loro partita.  Michele Chicco

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