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Luigi Di Maio, l'accordo sul nome del premier non prima del 20 maggio: quanto farà durare il governo

Gino Coala
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I tempi di gestazione del governo Lega-M5s si preannunciano più lunghi rispetto alle 24 ore di proroga concesse da Sergio Mattarella a Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il nodo ancora da sciogliere è l'indicazione del presidente del Consiglio, con i grillini ancora una volta sulla difensiva. Tra i fedelissimi del leader pentastellato, la linea è tenere a freno le aspirazioni dei leghisti: "La Lega - riporta un retroscena del Corriere della sera - non potrà pretendere la premiership". A ribadirlo poi è lo stesso Di Maio che spinge perché "si scelga insieme un premier terzo". E se poi la scelta cadrà sul nome di un "non eletto", la barzelletta sarà completa. Leggi anche: Di Maio e M5s, sete di governo:_ la frase della senatrice: "Date a Silvio ciò che vuole" In queste ore le delegazioni di entrambe le parti sono immerse in vertici fiume, si definiscono i dettagli di programma da riportare in un documento che finirà nelle mani di Mattarella entro oggi pomeriggio. Niente di più, di nomi per il momento nenache l'ombra. La fretta impressa dal Quirinale per chiudere la trattativa il prima possibile si deve scontrare con le esigenze equilibriste tra grillini e leghisti. A sentire i più ottimisti, prima della prossima settimana non se ne fa nulla: L'idea è quella di sciogliere i nodi in tempi brevissimi, assicurano dal fronte grillino, prima del 20 maggio, in modo da poter lasciare aperta l'eventualità di un voto estivo. Lo spauracchio del voto anticipato resta ancora vivo tra le fila pentastellate, usato più per tenere sulla corda gli alleati leghisti che per convizione sincera. Di Maio avrebbe tutte le intenzioni di formare un governo "che duri cinque anni", tutta la legislatura insomma. Un trappolone per Salvini, che fino al giorno prima dell'accordo insisteva su un governo con una missione definita nel tempo e nel programma. Uno smacco per Mattarella, preso in giro per due mesi finché non ha forzato la mano con la minaccia del governo neutrale che portasse il Paese alle prossime elezioni in condizioni di sicurezza.

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