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Luigi Di Maio sotto processo per il disastro elettorale e i troppi incarichi assunti

Matteo Legnani
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Non c'è solo che parla sempre e (quasi) solo lui. C'è che la Lega è un partito che, seppur rinnovato, è stato al governo per anni e anni e ha strutture di comunicazione, oltre che esperienza politica, inimmaginabili per un partito "esordiente" sulla scena romana come il Movimento 5 Stelle. C'è anche, poi, il radicamento a livello locale della Lega, che ha prodotto i risultati che si sono visti alle elezioni amministrative di domenica scorsa, con la lega che ha visto notevolmente accrescere i suoi consensi rispetto al già ottimo risultato del 4 marzo e i 5 Stelle che sono invece andati indietro. Insomma, queste prime due settimane di governo giallo-verde, culminate nella vicenda Aquarius che ha visto Salvini muoversi più da premier che da vice, sono state un bagno di sangue per i grillini. E sotto accusa c'è lui, Luigi Di Maio. Che Marco Travaglio mette in guardia: "Deve tenersi pronto a ogni evenienza" scrive il direttore del Fatto, comprendendo tra le evenienze la possibilità di "rompere con Salvini se si rendesse conto che lo sta solo utilizzando per farsi qualche altro mese di campagna elettorale". In discussione sarebbero anche gli incarichi assunti da Di Maio in questi giorni: capo del primo partito italiano, vicepremier, ministro allo Sviluppo economico nonchè detentore della pesantissima delega alle Telecomunicazioni: un accentramento di potere oltre che un carico di lavoro impossibili da sostenere da parte di una persona sola. Leggi anche: Di Maio, il retroscena su Aquarius: Salvini... la grandissima paura di Giggino

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