Senaldi, il capriccio di Berlusconi sulla Rai: cosa rischia adesso l'Italia
La premessa è che a Libero della presidenza Rai importa poco o nulla, come a tutti gli italiani sani di mente. È una carica prestigiosa ma per lo più onorifica. Inoltre, non dura. Due, tre, quattro anni se va bene, poi tocca salutare senza aver fatto niente o quasi. Cosa lascia di memorabile la Maggioni, presidente uscente? Era giornalista di punta a viale Mazzini, un direttore, faceva servizi faziosi anche se interessanti, la guida del baraccone l' ha costretta all' immobilismo. Tocca però tornare sulla questione, seppure sia banale, perché intorno a essa volano gli stracci nel centrodestra. La Lega, dopo aver fatto scegliere a M5S il vero capo della tv pubblica, l' amministratore delegato Fabrizio Salini, uomo di tv, ha individuato Marcello Foa come presidente. È un giornalista di lungo corso, attuale direttore del gruppo editoriale del Corriere del Ticino, per vent' anni e passa alle dipendenze della famiglia Berlusconi al Giornale, dove lo introdusse Indro Montanelli, non proprio un signor nessuno. Per la sinistra è un sovranista, in realtà è solo un grande esperto di Esteri che racconta il mondo senza pregiudizi né paraocchi; pertanto talvolta gli è capitato di cantarne quattro all' inconsistente Ue o a quel disastro di Obama. La scelta di Foa è stata sostenuta, oltre che dal governo, da Fratelli d' Italia. Inspiegabilmente non da Forza Italia, che fa i capricci e ieri non ha garantito al presidente il quorum necessario all' insediamento ufficiale. Gli azzurri fanno sapere di non avercela con l' uomo. E come potrebbero? Il Giornale lo ha stipendiato più a lungo di Alessandro Sallusti, direttore della testata ab immemorabili e Marcello ha tuttora un blog che campeggia in bella vista sulla pagina di copertina del sito internet del quotidiano? Quel che offende i forzisti è il modo: Salvini ha scelto senza consultare preventivamente Berlusconi, che avrebbe gradito sedersi al tavolo della complicata partita delle nomine Rai, direttori dei tg, posizioni di sottopotere, capi area, pubblicità. Aspirazione legittima, ma per la quale si è tuttora in tempo. La Lega ha fatto sapere di essere pronta a condividere la pratica. Rimembri ancor... - E allora perché la rottura, che più che far male alla Rai ne fa tanto al centrodestra, al punto che rischia di demolirlo? Certo i rapporti nella coalizione non si sono mai rinsaldati dopo il sorpasso del 4 marzo della Lega ai danni di Forza Italia. Berlusconi è convinto che il governo gialloblu duri poco e attende il ritorno del figliol prodigo leghista, sul quale vorrebbe tornare a prevalere nelle urne al prossimo giro. Matteo non si sente figlio e non ha fretta di rientrare nella casa comune, convinto di diventare ogni mese sempre più forte rispetto all' alleato. La vicenda ne ricorda un' altra, andata in scena tre anni e mezzo fa, e conclusasi tragicamente per Forza Italia, che da lì, e non dalla condanna, iniziò il vero declino. Gennaio 2015, elezione del presidente della Repubblica. Berlusconi tira fuori dallo stanzino delle scope l' ex socialista Giuliano Amato - sì, quello del prelievo forzoso nottetempo sui conti correnti degli italiani -, ma ne parla prima con D' Alema che con l' allora premier Renzi. Al fiorentino salta la mosca al naso, se ne risente e decide di fare di testa sua, insediando Mattarella. Silvio si sente pugnalato, non si fida più del leader del Pd, fino al giorno prima considerato l' unico in grado di succedergli, smette di appoggiare l' esecutivo e fa saltare il Patto del Nazareno. Risultato, gli azzurri si spaccano, il delfino senza quid Alfano si stacca e sostiene Renzi, condannando tutti e tre gli attori in commedia. Fu quella rottura una decisione foriera di lutti quanto immotivata. Che fastidio dava Mattarella a Berlusconi? Nessuno. È un giurista, un garante delle istituzioni, democratico, apprezzato dagli italiani per la sua ricercata scarsa visibilità, perché parla poco e, nonostante sia stato al governo mezzo secolo, non si è arricchito a spese loro. Un profilo rassicurante e pacato, un uomo di casa. Come Foa. Per approfondire leggi anche: Berlusconi affonda Marcello Foa, Matteo Salvini furioso: "Ha scelto di stare col Pd" La battaglia sulla Rai non è importante quanto quella per il Quirinale, ma ciò è solo un motivo in più per non farne questione di vita o di morte. Forza Italia è in difficoltà. La sua attrattività verso gli elettori è data dall' essere radicata nel centrodestra. Non è saggio pensare di rompere su un affare secondario come la presidenza Rai e sperare di essere compresa dall' elettorato. L' orgoglio è una virtù però questa vicenda sa di impuntatura e mercanteggio e di queste pratiche i cittadini ne hanno fin sopra i capelli. Il sostituto - Errare è umano, perseverare è diabolico. Berlusconi si faccia ispirare dalla saggia Meloni, si sieda al tavolo, ottenga qualcosa e rappattumi il centrodestra, che è l' unica certezza alla quale gli italiani di buonsenso possono aggrapparsi di questi tempi. Fuori, gli altri già godono. Il Pd ha fatto cadere gli azzurri nel suo trappolone, Di Maio è già pronto a sostituire Foa con un nome che potrebbe essere ancora più urticante per il Cavaliere. Un piddino per esempio, o Mario Giordano. Foa è brava persona e uomo di memoria lunga, di lui il Cavaliere si può fidare, non gli farà scherzi. Almeno lui, Silvio, difenda il suo blogger, visto che il suo giornale, pur pubblicandolo, non lo fa. Il presidente della Rai interessa al pubblico meno di un programma di Costantino della Gherardesca o di Santoro, non vale il centrodestra, neppure quello che ne rimane. di Pietro Senaldi