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Def, clamoroso azzardo di Matteo Salvini e Luigi Di Maio: "Come Macron, ora l'Europa non...". Resa dei conti

Giulio Bucchi
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"Perché Emmanuel Macron sì e noi no?". I retroscena dalle riunioni del governo per licenziare il Def si sono sprecati, e molti si è parlato anche dello scontro tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, tutto interno alla Lega. Da una parta il vicepremier che voleva una manovra in deficit, proprio come sta per accadere in Francia dove il presidente ha previsto un "rosso" al 2,8% per l'anno prossimo. Dall'altra il sottosegretario, molto vicino sia al Quirinale che al presidente Bce Mario Draghi, più prudente e "rigorista", che non avrebbe voluto sforare il 2 per cento. È stato poi lo stesso Giorgetti a mediare con il ministro dell'Economia Giovanni Tria sul 2,4%, e ora la sensazione è che, come scrive il Corriere della Sera, "il calcolo dei leader di Lega e 5 Stelle riguardi più la politica che la finanza pubblica". GUARDA IL VIDEO: "Non siam quei per tirare a campare". Di Maio cancella Tria La manovra (e non il Def, che ne costituisce l'antipasto programmatico) a ottobre dovrà venire discussa con la Commissione Ue, che vigila sul rispetto dei paletti del patto di stabilità. Se a Bruxelles lasceranno passare il bilancio di Macron ma respingeranno quello italiano "per Salvini e Di Maio diventerà irresistibile la tentazione di presentarsi alle Europee brandendo accuse" agli euro-burocrati, "complici di Parigi e nemici dell'Italia". Un azzardo, forse, ma che si aggiunge allo scontro durissimo sul tema immigrazione in cui l'Italia, al di là delle critiche ricevute per la chiusura dei porti e le frizioni con alcuni partner europei (Francia e Spagna su tutti) è ancora palesemente "in credito". Ecco perché, forse, il rischio può valere la candela.

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