Luigi Di Maio, Franco Bechis: ecco su che cosa si gioca tutto e perché può affondare
Da decenni non ricordo un solo governo che - fosse anche per sbaglio - abbia azzeccato le previsioni economiche un anno su un altro. Non le hanno mai azzeccate nemmeno Banca di Italia, Ocse, Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Bce e Ue. Per questo diventa difficile comprendere il can can che ha accompagnato la presentazione della nota di aggiornamento del Def. Poi ho ascoltato la nuova audizione del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato e improvvisamente mi è sembrato di essere stato spedito in un altro mondo. Il tema era lo stesso su cui ci si stava pigliando a sberloni da qualche giorno: la manovra economica. Ma i toni sono clamorosamente cambiati: dibattito molto tecnico, toni civilissimi anche dalle opposizioni, risposte che tentavano di chiarire: l'esatto opposto del confronto muscolare. Così ho capito anche qualcosa di più della legge di bilancio in arrivo. L'incertezza principale della manovra è la possibile crescita dell'Italia nel 2019 e nel biennio successivo. Da quella discende tutto il resto: se il Pil sale meno della previsione peggiorerà invece di migliorare il suo rapporto con il debito pubblico. Stiamo parlando di percentuali, perché in numeri assoluti il debito pubblico continuerà comunque a crescere come fa da decenni, perché si spende più di quel che si incassa. Il debito può ridursi percentualmente se la ricchezza del paese aumenta in valore assoluto più del deficit fatto. Quindi giustamente la discussione è tutta sui provvedimenti che si vogliono adottare. Sappiamo per dichiarazione espressa che non sono in grado di diminuire il deficit, ma anzi lo aumenteranno al 2,4% del Pil. Allora conta ciò che può fare crescere la ricchezza. Leggi anche: Pagnoncelli, il sondaggio che affonda Salvini e Di Maio IVA CONGELATA Secondo gli economisti il taglio delle tasse fa crescere l'economia. Ma la flat tax nel 2019 è poca cosa: 600 milioni di euro. Poi ci sono 12,5 miliardi spesi per disinnescare i previsti aumenti dell'Iva. Se questi scattassero, le cose peggiorerebbero. Ma con tutti quei soldi l'Iva resta al livello attuale: non cambia nulla e l'effetto sul Pil è zero. Ci sono 3,5 miliardi di investimenti pubblici in più: aiuteranno, ma non sono molti. Il grosso della manovra - 16 miliardi - viene invece da reddito di cittadinanza e modifica alla legge Fornero. Quest'ultima farà contento chi può smettere di lavorare, che in genere però prenderà una pensione più bassa dello stipendio che ha oggi: spenderà di meno, non aiuterà il Pil. Il governo dice: per ogni posto che si libera le aziende assumeranno 3 giovani, che avranno reddito e quindi faranno crescere ricchezza. Chi si oppone dice: ne assumerà 3 ogni 10 che andranno via. Se così fosse, ci sarebbe meno Pil. SPESE PER CONSUMI Resta il reddito di cittadinanza. Prima cosa : è un collegato alla manovra e quindi sicuramente quel reddito non verrà dato dal primo gennaio e forse verrà percepito davvero solo nella seconda parte del 2019 se non negli ultimi mesi. Avrebbe poco effetto sui conti pubblici (se tarda però si farebbe anche meno deficit). Il reddito di cittadinanza per come è stato annunciato non metterà soldi in tasca ai percettori, ma dovrà essere interamente speso perché è come un conto virtuale utilizzabile solo per pagare affitto, bollette e generi di prima necessità. Quello che lo Stato spende torna subito in circolo e in parte torna allo Stato stesso sotto forma di Iva da incassare. Per gli effetti sulla crescita della ricchezza è assai più efficace del reddito di inclusione che va a sostituire e perfino di misure celebrate come gli 80 euro di Matteo Renzi (che possono invece restare in tasca, pagare i debiti o finire nel risparmio). Quindi, in sostanza, tutta l'efficacia della manovra è legata al reddito di cittadinanza: se come sostengono i critici la misura sarà depressiva, disincentivando dalla ricerca di un lavoro (che dà più ricchezza) o addirittura facendo dimettere dal posto che ha chi vuole faticare di meno, l'Italia sarà nei guai. Se invece quei soldi diventeranno tutti consumi aggiuntivi, avrà avuto ragione il governo. È indubbiamente un rischio grosso, che avrebbe potuto essere minore equilibrando di più la manovra fra i vari interventi. di Franco Bechis