Rocco Casalino, Francesco Bozzetti: "Lo conosco bene: ecco chi è davvero e perché lo difendo"
L'invidia contro chi ha successo è un antico vezzo degli italiani. Quando si può sparare contro un “self made man”, contro il potente di turno caduto in disgrazia o semplicemente contro qualcuno migliore di noi, lo si fa senza risparmiare pallottole di puro veleno. Rocco Casalino ne è l'esempio classico. Un ragazzo del Sud di bell'aspetto e di belle speranze che ha cercato fortuna con la valigia di cartone in Germania, come tanti nostri emigranti, per poi trovarla sul palcoscenico delle tv prima e in politica dopo. A differenza degli ancora molti “analfabeti” che ancora siedono sugli scranni di Montecitorio o di palazzo Madama, Rocco Casalino ha una solida laurea di ingegneria in tasca e qualche master conquistato all'estero. E proprio per questo più “colpevole” agli occhi della piazza vociante degli odiatori, che non è certo prerogativa esclusiva dei social. Ma come? Un ingegnere al Grande Fratello? Che osa poi diventare addirittura responsabile della Comunicazione di un grande movimento politico? E che infine diventa l'uomo più potente di Italia a braccetto niente di meno che del presidente del Consiglio dei Ministri? Scandaloso per i benpensanti dei salotti che contano, ancor di più se si tratta di un parvenu, di un popolano pugliese di cui mai nessuno aveva sentito parlare prima se non per divertirsi a dileggiarlo da protagonista della tv trash. Ma c'è ancora un altro peccato imperdonabile per Rocco Casalino. Quello di essere diventato, ancora prima, giornalista, di aver fatto la gavetta come tutti nelle televisioni di provincia, di aver macinato chilometri per conquistarsi un posto al sole diverso dal mondo fatuo e irriverente delle riviste di gossip, di aver pietito senza successo ai grandi direttori una fetta di telegiornale o una firma sui giornali che dirigevano. Per poi subire loro stessi la legge del contrappasso, ritrovarsi in coro a supplicare Rocco Casalino per un'intervista al potente di turno, o una dritta per riempire i loro corsivi, uno scoop per superare la concorrenza. Ecco quello che è stato ed è insopportabile per la casta degli scribacchini, come li insulta Feltri, in paziente attesa del momento della vendetta, dello scivolone che sempre arriva prima o poi anche per i potenti, per dare addosso all'infiltrato, al re della tv spazzatura per rispedirlo nel posto dove sguazzava e dove merita di tornare, meglio ancora se per essere destinato all'oblio. A vivere come gli immigrati che detesta, quasi come tutti, e come l'unico però che ha il coraggio di dichiararlo, non nelle vesti di portavoce del premier, ma come uomo di spettacolo invitato a recitare la parte peggiore dell'uomo di televisione per una platea di aspiranti scrivani. E meno male che esistono professionisti come Enrico Fedocci che ha l'ardire e l'ardore di confermarlo per smentire l'immondezzaio di voci malevole piovute ad arte addosso al parvenu. Lo conosco bene Rocco Casalino, sin dai tempi del Grande Fratello. Un ragazzo buono, gentile, disponibile, affettuoso e amico sincero. A distanza di tanti anni, e dalla cima della sua sfolgorante carriera pubblica, ha conservato con gli amici la stessa correttezza, la stessa ironia su se stesso e sul mondo che trasformava in allegria l'amarezza del vivere. Mai supponente, mai ingrato, ha risposto ad ogni mio saluto, ad ogni mia domanda senza trincerarsi nella gabbia dorata che avvolge ogni persona importante quando crede di esserlo diventato. E' certo originale Rocco Casalino, forse troppo sprezzante nei giudizi e troppo leggero nel valutarne le conseguenze. Troppe le belve feroci pronte a sbranarlo alla prima occasione. E' l'anello più debole della catena e dunque quello più facile da colpire. Ma viva la sincerità anche se scomoda, anche se, a volte, palesemente recitata per sperimentare con allievi aspiranti sognatori le insidie e le falsità del perfido mondo della comunicazione. di Francesco Bozzetti