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Luigi Di Maio, il retroscena sul crollo psicologico: la reazione dopo il tracollo in Abruzzo

Gino Coala
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Il tracollo al voto in Abruzzo del M5s ha scatenato la resa dei conti per Luigi Di Maio e i vertici pentastellati, ben prima del previsto. La domanda che ora diventa ossessiva per i leader pentastellati è se tenere in vita il governo o trovare una soluzione per salvare il Movimento, sempre più in caduta libera, non solo nei sondaggi, ma ora anche alle urne. Un quesito che riflette lo scontro interno tra chi non ha nessuna intenzione di mollare la poltrona nell'esecutivo, così miracolosamente ottenuta, e chi invece è ancora attaccato alle idee dell'origine, quelle più barricadere che avevano fatto la fortuna dei grillini, ma quando erano comodamente all'opposizione. Leggi anche: Abruzzo, Vauro fa massacrare Di Maio: la vignetta che ne certifica la fine / Guarda Come riporta il retroscena di Augusto Minzolini sul Giornale, non esiste una soluzione immediata al rebus grillino, perciò la guerra intestina durerà ancora fino alla fine della primavera, quando con le elezioni Europee, e le altre consultazioni regionali, sarà più chiaro se il Movimento è in coma irreversibile o semplicemente influenzato. In tutto questo si consuma il dramma politico e personale di Di Maio, alle prese con le due anime del partito che ormai vanno per conto proprio, tutte però contro di lui. Al punto che lo stesso vicepremier grillino avrebbe sintetizzato in un'amarissima battuta: "Mi sento prigiorniero!".

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