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Pd, la missione impossibile di Zanda con i soldi dem: "È l'ultima cosa che volevo fare"

Gino Coala
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La prima nomina di Nicola Zingaretti da segretario del Partito democratico è caduta sul senatore Nicola Zanda, scelto come tesoriere del partito in sostituzione del renziano di ferro Francesco Bonifazi. La situazione delle casse dem è a dir poco disastrosa, Zanda sembra già sull'orlo di una crisi di nervi: "È l'ultima cosa che avrei voluto fare. Del resto, quella quel tesoriere è una carica immaginaria, visto che nel Pd non c'è tesoro". L'ultimo bilancio chiuso da Bonifazi, relativo al prospetto dei conti 2017, riportava un avanzo di 500 mila euro, nonostante per diversi anni le casse del partito fossero state in rosso, sia per le spese di campagna elettorale, che per quella disastrosa del referendum. In più il tesoriere Pd ha sempre lamentato i mancati versamenti di circa 60 parlamenti, molti dei quali scappati a Mdp. Intanto 180 dipendenti erano stati messi in cassa integrazione, 90 a zero ore. E Bonifazi aveva fatto partire i decreti ingiuntivi per riscuotere quanto possibile. "Non ho mai avuto responsabilità amministrative - ha detto Zaia - ma in una situazione molto difficile, con il partito che si sta riprendendo dopo le primarie che hanno avuto un'affluenza così straordinaria, con un'elezione così forte, come avrei potuto rifiutare?". Ora a Zanda toccherà riscuotere i versamenti mensili dei parlamentari, anche renziani. Tanti auguri.

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