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Luigi Di Maio e il disastro M5s, Paolo Becchi: "Le tangenti uccideranno i grillini"

Giulio Bucchi
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Prima di vincere le elezioni amministrative nel giugno del 2016, il M5S si era detto fortemente contrario alla costruzione del nuovo stadio della Roma. Sarà un caso ma è proprio dal momento in cui ha cambiato idea al riguardo che sono cominciati i guai. Si inizia con Raffaele Marra, capo del personale al Campidoglio e uomo di fiducia del Sindaco Raggi. L' accusa era di corruzione, cioè di aver intascato una tangente. Primo duro colpo per i 5Stelle, ma si disse che era una «mela marcia». Poi è arrivato l' arresto dell' avvocato Luca Lanzalone, il consulente sul nuovo stadio romanista nominato da Virginia Raggi, che ha tentato di fregarla con un giochetto di bussolotti: lavorare quasi gratis per l' amministrazione capitolina per ottenere consulenze da privati e piazzare uomini fidati in alcuni ruoli strategici. La domanda è: per conto di chi operava? Secondo colpo e seconda «mela marcia». Passi anche questa, ma solo per modo di dire perché probabilmente Lanzalone resta il personaggio chiave. Leggi anche: "Ma chi vi crede più?". Il sondaggio che cancella Di Maio: smascherata la farsa grillina Non c' è due senza tre ed arriva l' arresto di Marcello De Vito, presidente del consiglio comunale capitolino, sottoposto alla misura cautelare carceraria per corruzione, sempre nell' ambito del nuovo stadio della Roma per aver favorito - questo dicono gli inquirenti - il progetto del costruttore Luca Parnasi. E non finisce qui. Arriva - proprio su indicazione di Parnasi - un' indagine per corruzione anche a carico di Daniele Frongia, già fedelissimo vicesindaco, poi declassato ad assessore allo sport della giunta Raggi, che ora si è autosospeso. Un poker mica male per chi ha sempre fatto dell' onestà e della lotta alla corruzione il suo cavallo di battaglia. Certo, a differenza degli altri il M5S ti butta fuori dal partito sin dal giorno dopo l' arresto, ma questo non sposta di un millimetro il problema politico. Tutti i guai per i 5Stelle a Roma iniziano dal momento in cui mutano strategia sulla costruzione dello stadio, decidendo a favore dopo che per anni si erano detti contrari, proprio perché era un bel vasetto di marmellata dove attingere a piene mani. Chi ha avuto il ruolo decisivo in questo cambiamento di posizione, che ricordiamolo ha portato a dimettersi l' assessore all' Urbanistica, Paolo Berdini, in forte polemica per la decisione di costruire il nuovo stadio? E in particolare che ruolo ha avuto Davide Casaleggio in questa vicenda? Quali sono stati i suoi reali rapporti con Lanzalone? Chi governa davvero Roma: la Raggi o Casaleggio? E poi, questo doveva essere il cambiamento? L' unica cosa che i cittadini ricordano sono i nove assessori cambiati dal giugno 2106, un vero record. Se ora il M5s crede semplicemente di cavarsela scaricando De Vito si sbaglia di grosso. Il MoVimento creato da Gianroberto Casaleggio si fondava su due pilastri: il limite dei due mandati e la lotta senza quartiere alla corruzione. Sono caduti entrambi. Il vincolo dei due mandati da rigido è diventato flessibile, a discrezione, mentre la bandiera dell' onestà si è ammainata di fronte alle indagini per corruzione. Di quel MoVimento delle origini non resta nulla. Nemmeno il limite dei due mandati che, nelle intenzioni di Gianroberto Casaleggio aveva proprio l' obiettivo di evitare problemi di corruzione. Pensava ingenuamente che in pochi anni sarebbe stato difficile lasciarsi corrompere. Alla luce delle ultime vicende giudiziarie il MoVimento perde il suo appeal principale: l' onestà. Per carità, noi siamo garantisti fino al midollo e crediamo nella presunzione di non colpevolezza, ma «onestà! onestà!», si è rivelato essere solo uno slogan elettorale valido sino a quando si è all' opposizione. Inutile tirare fuori la questione delle «mele marce», è un argomento efficace solo quando si tratta di casi sporadici, come poteva essere quello di Marra. Ma qui, a forza di «mele marce», sta per riempirsi il paniere. Ormai gli italiani percepiscono il M5S come un partito uguale agli altri, e per un Movimento che aveva fatto della «diversità» la sua ragion d' essere questo implica una fortissima perdita di credibilità. Per questo verrà punito alle prossime elezioni europee. Non verranno puniti Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, ma il figlio di quest' ultimo e Di Maio, non il MoVimento dei fondatori, ma il partito che è venuto dopo, e che non è stato all' altezza della missione che aveva da compiere. Starà a Beppe, dopo le elezioni, decidere se mandare entrambi definitivamente a fan culo, riprendendo eventualmente la guida del primo MoVimento che tuttora formalmente esiste, o facendo valere il suo ruolo di garante sfiduciare l' attuale capo politico e resettare il tutto. Gli attivisti e buona parte dei portavoce credono ancora in lui. di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

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