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Luigi Di Maio in crisi di identità: "Cosa sono oggi", la sparata ai fedelissimi rivelata da Augusto Minzolini

Davide Locano
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Un Luigi Di Maio in piena crisi di identità, quello tratteggiato da Augusto Minzolini in un retroscena su Il Giornale: "Giggino Di Maio - scrive - è tornato a riunire il vecchio gabinetto di guerra personale, che aveva durante la campagna per le politiche". I nomi del "vecchio gabinetti"? Vincenzo Spadafora ed Emilio Carelli. Una sorta di "ritorno alle vecchie abitudini", sottolinea Minzolini, che "è l'ultimo tentativo per tornare in auge del leader pentastellato". Dunque, viene dato conto delle frasi pronunciate dal capetto con le cinque stelle ai suoi fedelissimi: "Abbiamo vinto le elezioni mostrando un'immagina moderata al Paese. Abbiamo sbagliato a non proseguire su quella strada. Un mezzo suicidio". Leggi anche: La frase con cui Salvini umilia Di Maio Eccoci, dunque, alla crisi d'identità: Di Maio, ora, è convinto di essere "un moderato", una sorta di neo-Dc. Una bufala clamorosa, ma della quale pare essersi convinto il diretto interessato, che non a caso ha speso parole concilianti nei confronti di Angela Merkel e Jean-Claude Juncker, segnali di pace verso il Ppe. E la crisi di identità, nei fatti, viene considerata anche dalle parole di Carelli, riportate proprio da Minzolini: "Luigi ci ha messo un anno, ma alla fine ha capito che è l'unica strada: dobbiamo puntare a rappresentare l'area di mezzo, quel blocco sociale che prima aveva come riferimento la Dc e, poi, ha avuto Forza Italia. Glielo dissi quando mi proposero la candidatura alle politiche: molti dei voti e degli eletti sono venuti da lì". Convinti loro...

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