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Vittorio Feltri: "Luigi Di Maio pare un topo. Così...". Sorci capitali, massacra pure Virginia Raggi

Cristina Agostini
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Allarme topi. Dicono ce ne siano troppi a passeggio per Roma, dove si trovano a loro agio, rassicurati dalla signora sindaco Raggi che li ospita graziosamente, guardandosi dal rendere loro una vita agra. Girano di qua e di là a caccia di cibo tra le montagne di pattume che adornano la Città eterna. Stando ai dati più o meno ufficiali i ratti sono assai più numerosi dei cittadini: ne esistono tre per ciascun residente. Campano indisturbati, ben pasciuti, praticamente sono pantegane fuoriserie e se ne infischiano dell' uomo costretto a sopportarle perché indifeso, incapace di contenerne il dominio. I soli esseri capaci di combattere tale genere di fauna poco amabile sono i gabbiani, padroni del cielo e della terra, i quali essendo alti come un ministro economico e dotati di una forza sorprendente, ogni tanto, spesso, avvistano un bel sorcio di dimensioni enormi, si avventano su di esso e, col becco robusto lo afferrano e lo portano a cinquanta metri dal suolo, poi lo sganciano facendo in modo che si spiaccichi a terra e, una volta stecchito, se lo pappano con voluttà quasi fosse un' ostrica. Leggi anche: "Io mangio tranquillo ma lei...". Salvini fa a pezzi Virginia Raggi: la vergogna della sindaca 5S La Capitale ormai oltre a essere una magna discarica è diventata così una sorta di macelleria all' aperto. Ciononostante i roditori in questione, poiché prolifici, continuano a invadere Roma arricchendone il panorama. Gli abitanti oscillano tra l' incazzatura e la rassegnazione. Probabilmente hanno acquisito una certa dimestichezza con queste bestie che non brillano per eleganza. Le sopportano, le osservano con indifferenza convinti siano innocue; tra qualche mese le ospiteranno magari in casa per ammansirle e addomesticarle, trasformandole in animali da compagnia. La Raggi applaudirà e riceverà i complimenti di Di Maio che vanta, con rispetto parlando, qualche somiglianza vaga con i topi. Ho scritto solo una premessa. Alcuni colleghi mi fanno notare che pure Milano è infestata di roditori, la cui comunità supererebbe 5 milioni di soggetti. Strano però: non ne ho mai visto uno circolare con le zampe in tasca dalle mie parti. Forse i ratti milanesi sono più riservati e non amano esporsi in pubblico, preferiscono accucciarsi nei chiusini di scolo, oppure temono i gatti ambrosiani meno pigri di quelli capitolini. In ogni caso mi pongo una domanda: come fanno i matematici a stabilire che a Roma bazzicano 6 milioni di sorci? Chi li ha contati? E chi ha contato quelli del capoluogo lombardo? La statistica è una scienza, d' accordo, ma a volte si ha l' impressione che sprofondi nella barzelletta, rendendosi ridicola. In effetti non credo esista una anagrafe dei roditori, chi li ha mai censiti? Infine un aneddoto personale. Parecchi anni orsono lavoravo fino a notte fonda al Corriere della Sera. Rientravo a casa mia, in campagna, a mezzanotte inoltrata e mangiavo un boccone freddo che mia moglie mi aveva lasciato sulla tavola. In una circostanza alzai lo sguardo e notai un topolino acquattato sul bracciolo di una poltrona. Non era inquieto. Sbriciolai del parmigiano e con mosse caute glielo porsi. Lo sgranocchiò. La scena si ripete per sei mesi almeno. Gli davo il formaggio e lui senza dare segni di paura se lo ingurgitava. Mi guardava con quegli occhietti che sembravano capocchie di spillo. Era diventato amico mio. Quando scomparve ne fui addolorato. A me i topi da quel tempo fanno tenerezza. di Vittorio Feltri

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