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Elisabetta Trenta, rivolta dei militari contro il ministro grillino: sfruttati per fini elettorali?

Davide Locano
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Rivolta dei militari contro il ministro della Difesa grillino, Elisabetta Trenta. Tutto inizia in seguito all'incontro dei delegati Cocer delle Forze armate con il premier Giuseppe Conte, alla presenza dela Trenta. Il premier, come specificato dalla titolare del dicastero di via XX Settembre, propone "l'avvio di un tavolo di concertazione volto ad affrontare le tematiche più annose" del comparto. Per legge, una volta all'anno, nell'ambito della formulazione della Finanziaria, il Cocer deve incontrare il governo. L'appuntamento è stato rispettato fino alla fine dell'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. Col governo di Matteo Renzi e con l'amministrazione M5s lo scorso anno, quell'incontro non si è più tenuto. Soltanto grazie alla mediazione di appuntati e marescialli della rappresentanza militare, che hanno spinto a più riprese, e allo sciopero della fame del delegato Pasquale Fico, la Trenta ora si è mossa. Leggi anche: Trenta, l'ultimo attacco a Salvini Conte ha incontrato il Cocer, promettendo che lavorerà anche per lo stanziamento dei 200 milioni di euro per il riordino delle carriere. Ma tra i militari monta lo scontento, perché ormai è sempre più percepibile che a guidare la Difesa non sia lo stesso ministro, ma che ogni decisione sia presa sulla base della piattaforma Rousseau. Insomma, è toccato al premier Conte rimediare in un qualche modo e ascoltare quei bisogni delle Forze armate che in primis avrebbero dovuto essere interesse della Trenta, la quale concentra il suo impegno nell'attaccare Matteo Salvini piuttosto che ad impengarsi nel suo lavoro da ministro. Si apprende inoltre che i delegati hanno suggerito di fare l'incontro dopo le elezioni, in modo che lo stesso non apparisse come una strumentalizzazione dei militari volta a far campagna elettorale per i 5 stelle. Qualcuno dell'entourage del ministro Trenta, al contrario, si è preoccupato di calendarizzare l'incontro proprio venerdì, a ridosso delle Europee. Pena, l'addio ai 200 milioni di euro stanziati per il riordino delle carriere.

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