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Matteo Salvini, un dossier per smascherare i magistrati pro-immigrati: una mossa senza precedenti

Davide Locano
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Al contrattacco. Matteo Salvini mette nel mirino i magistrati all'indomani della sentenza del Tar di Firenze che ha bocciato l'ordinanza sulle zone rosse. Il leader della Lega va allo scontro con le toghe che esprimono valutazioni negative sui suoi provvedimenti. Dunque, da fonti del Viminale, trapela l'intenzione di procedere con alcune iniziative: ricorso al Consiglio di Stato contro il provvedimento del tar di Firenze, ricorso anche sulle altre sentenze che, a Firenze come a Bologna, hanno ordinato l'iscrizione all'anagrafe di alcuni richiedenti asilo, ma soprattutto ricorso all'Avvocatura dello Stato per "valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi, lasciando il fascicolo ad altri, per l'assunzione di posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza, accoglienza e difesa dei confini", si legge in una nota del Viminale. Leggi anche: Gad Lerner torna in Rai, un'ora di insulti contro Salvini Salvini ha dato mandato ai suoi uffici di monitorare le uscite pubbliche delle toghe che hanno firmato le sentenze, per ricostruire così i rapporti di "vicinanza e collaborazione con chi difende gli immigrati contro il Viminale". Tra i magistrati su cui il Viminale vuole fare luce, ecco Luciana Breggia, giudice del tribunale di Firenze, ma anche Matilde Betti, presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna. Salvini vuole ricostruire le partecipazioni a presentazioni di libri, collaborazioni a riviste, la posizione in platea accanto a esponenti delle Ong in occasione di manifestazioni pubbliche. Un'iniziativa con pochi precedenti che mira a mettere in luce quello che può essere un pregiudizio ideologico da parte di chi, nella magistratura, si esprime in modo contrario ai provvedimenti assunti dal ministero dell'Interno. Commentando la vicenda, Salvini mette in chiaro: "Non intendiamo controllare nessuno né creare problemi alla magistratura, soprattutto in un momento così particolare e delicato come quello che sta vivendo il Csm. L'Avvocatura dello Stato saprà consigliarci per il meglio: ci chiediamo, col dovuto rispetto, se alcune iniziative pubbliche, alcune evidenti prese di posizione di certi magistrati siano compatibili con un'equa amministrazione della giustizia. Parliamo di iniziative pubbliche e riportate dai media, come è facilmente verificabile su internet".

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